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Giovanna D'Ascenzi, Internazionale

Ezio Rotamartir

La figura professionale del photo-editor è ancora sconosciuta a molti, direi misconosciuta. C'è chi pensa sia la persona che modifica le foto per renderle più glam o più accattivanti prima di essere pubblicate oppure chi crede sia chi si occupa della loro pubblicazione nell'ambito commerciale: niente di più lontano dal vero. Photo-editor è la figura che si occupa della scelta delle immagini che accompagnano un articolo, pubblicato su carta o sul web, da parte di una testata giornalistica. Ne parliamo con Giovanna D'Ascenzi, photo-editor del settimanale Internazionale...

La figura professionale del photo-editor è ancora sconosciuta a molti, direi misconosciuta. C'è chi pensa sia la persona che modifica le foto per renderle più glam o più accattivanti prima di essere pubblicate oppure chi crede sia chi si occupa della loro pubblicazione nell'ambito commerciale: niente di più lontano dal vero. Photo-editor è la figura che si occupa della scelta delle immagini che accompagnano un articolo, pubblicato su carta o sul web ,da parte di una testata giornalistica. Ne parliamo con Giovanna D'Ascenzi, photo-editor del settimanale Internazionale.

osservatoriodigitale: Qual è la tua formazione?
Giovanna D'Ascenzi: Sono cresciuta in un paesino tra le montagne al confine tra Lazio e Abruzzo. Sono arrivata a Roma per frequentare l'università e, alla fine, ci sono rimasta.

Le copertine di Internazionale n.o 1355 e Internazionale Extra Foto n.o 11 – osservatoriodigitale di maggio giugno 2020, n.o 104

od: Come è nato il desiderio o l’idea di fare questa professione e come hai iniziato?
GD: A vent'anni non avrei mai pensato di lavorare nel giornalismo.
Ho frequentato il Dams, le mie grandi passioni erano il cinema e la musica. La fotografia è arrivata come estensione di quelle passioni. Mi appassionavo di fotografi che lavoravano nella musica, sui set dei film, che giravano videoclip. Visto che l'insegnamento al Dams era piuttosto teorico, decisi di iscrivermi anche a una scuola di fotografia. Erano i primi anni duemila, scattavamo con rullini in bianco e nero, li sviluppavamo e li stampavamo. Il digitale non dava ancora risultati professionali. Mi sono innamorata della fotografia in camera oscura, vedendo le foto che apparivano nelle vasche piene di acidi.
Non sono nostalgica, intendiamoci, ma sono contenta di avere imparato alla "vecchia maniera". Tuttavia non ero sicura di voler fare la fotografa, anche perché il digitale non mi ha mai appassionato e per lavorare era necessario dominare quei nuovi strumenti. Così dopo la laurea ho mandato un curriculum a Contrasto, l'agenzia fotografica, perché mi interessava capire come funzionava il mondo della fotografia sotto ogni aspetto. Sono rimasta lì per quasi un anno e poi ho cominciato a lavorare con Internazionale, la rivista settimanale famosa per essere un aggregatore su carta di articoli importanti di attualità e non solo che appaiono su riviste famose di tutto il mondo.
Ho iniziato che era il 2007 e sono ancora lì. Sono diventata photo editor un po' per caso, ho imparato lavorando e lavorando ho scoperto che mi piaceva.

od: Lavorare a Internazionale è diverso rispetto ad altre testate (o esperienza che hai fatto)?
GD: Non ho esperienza in altre testate. Però a Internazionale mi sono misurata su prodotti diversi: il settimanale, il web e i numeri speciali di Internazionale Extra.

Dal numero 1353 di Internazionale - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104

od: Le foto sono “imposte” da chi scrive il pezzo oppure sei libera di sceglierle tu?
GD: Se ci fossero delle imposizioni significherebbe che il mio ruolo sarebbe minimizzato, sarebbe ridotto a quello di una macchina e non avrei possibilità di crescere professionalmente. A Internazionale ogni photo editor compie delle scelte, a volte procedendo in autonomia a volte confrontandosi con i colleghi, dipende molto dal tipo di articolo. Questa libertà deriva da rapporti consolidati negli anni, basati sul rispetto e sulla fiducia.

od: Com’è il lavoro quotidiano, come si fa il photo editor?
GD: Il photo editor contribuisce a creare l'aspetto visivo di una testata, insieme ai grafici e agli art director. Cosa fa dipende molto dal tipo di prodotto.
Noi ci concentriamo sull'attualità quindi il nostro lavoro principale è trovare foto per accompagnare degli articoli. Poi c'è la copertina, che è un argomento a parte, perché devi spesso rappresentare dei concetti e fare un lavoro più da art director. In questo caso lo scambio di idee e proposte con il direttore è essenziale. Sul web invece puoi ritrovarti anche a scrivere per raccontare mostre, libri di fotografia, progetti.

Dal numero 1351 di Internazionale - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.0 104

od: Le foto ti arrivano dai fotografi, dalle agenzie? Su quali basi scegli una o l’altra fonte?
GD: Da una parte ci sono le grandi agenzie di stampa che con i loro archivi fotografici coprono gran parte dell'attualità. Poi ci sono le agenzie che puntano di più su lavori autoriali, e da loro arrivano spesso proposte di servizi, alla stessa maniera con cui le mandano i fotografi freelance.
La scelta dipende dalle storie che devi raccontare. Ti faccio un esempio. In questo periodo le agenzie di news producono milioni di foto legate al coronavirus e il rischio per me è di cominciare a non vedere più le differenze tra una foto e l'altra, perché le situazioni, a volte anche le inquadrature, si ripetono. In questo caso la proposta di un fotografo che ha un approccio più personale o si concentra su storie particolari è una boccata di ossigeno.
Un altro aspetto però da non sottovalutare è quello economico. Con le grandi agenzie di news si risparmia molto e quindi la scelta può essere condizionata anche dal budget che hai a disposizione.

Il reportage di Fabio Bucciarelli da Bergamo sul nuovo Internazionale Extra Foto, dedicato al coronavirus - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.0 104

od: Quanto conta una fotografia sulla possibilità che un lettore si interessi a un articolo?
GD: È la prima cosa che un lettore vede, quindi gioca un ruolo essenziale. Però non deve trasformarsi neanche in un inganno, un po' come quei trailer che ti creano delle aspettative falsate sui film.

od: Chi decide il rapporto tra immagine e testo? E quanto ti interfacci con quella figura?
GD: Se ne parla tra redattore, grafico e photo editor. Come regola generale il testo non deve essere sacrificato troppo e ci deve essere un rapporto armonioso tra foto ed elementi grafici. Cerchiamo di trovare un equilibrio di volta in volta.

Da Internazionale Extra Foto - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.0 104

od: Che ruolo e importanza ricopre la figura del photo editor in una redazione come la tua e in generale?
GD: Le foto sono una parte integrante dell'articolo, sono una forma di scrittura parallela che lo arricchisce e lo completa. Per questo servono figure professionali specifiche, che siano in grado di motivare e riflettere sulle loro scelte, come vale per gli altri ruoli all'interno di una redazione. Mi sembra che negli ultimi anni si parli di più del lavoro dei photo editor ma, purtroppo, esistono ancora quotidiani o riviste che pensano di poterne fare a meno.

Un sentito grazie a Giovanna D'Ascenzi che è stata disponibilissima anche in un periodo come questo in cui, potrete immaginare, il lavoro è molto impegnativo, soprattutto per coloro che lavorano a testate che si occupano di stretta attualità.
Tra le immagini proposte vi sono anche quelle di una nostra "vecchia" conoscenza, Fabio Bucciarelli, che a sua volta è stato protagonista di un profilo di osservatoriodigitale.

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Data di pubblicazione: maggio-giugno 2020
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