Fuori Fuoco

Provare, provare, provare (parte 2)

ODLab

Come sono andati gli esercizi che vi abbiamo proposto lo scorso numero, nel mese di maggio? Siete soddisfatti oppure le varie attività hanno minato il vostro senso di sicurezza fotografica?...

Come sono andati gli esercizi che vi abbiamo proposto lo scorso numero, nel mese di maggio?
Siete soddisfatti oppure le varie attività hanno minato il vostro senso di sicurezza fotografica?
No, non ci crediamo a quest'ultima affermazione perché sappiamo con certezza (le vostre mail parlavano chiaro) di quanti passi avanti avete fatto anche solo seguendo alcuni deiprecedenti esercizi. Nessuna paura: c'è tutto il tempo per completarli o, perché no?, ripeterli magari dopo aver completato quelli che stiamo per suggerirvi adesso.

Partiamo quindi dal nostro quinto esercizio.

Scegliamo un diaframma
Secondo voi è possibile impostare un diaframma e lavorare solo con quello? Nel vero senso del termine “solo”: l’esercizio consiste nello scegliere un’apertura x del diaframma e utilizzare sempre e solo quella per l’intero periodo. Potrebbe sembrare anche in questo caso una scelta facile (lo è stata quando vi siete esercitati con un tempo fisso?) ma potrebbe farvi incorrere in qualche guaio. Ovviamente sarà meglio non impostare un valore “estremo”, cioè al massimo o al minimo dei valori che la vostra ottica consente, perciò il coniglio è di stare intorno ai valori di ƒ/5,6 o ƒ/8.0 purché lo facciate per tutto il tempo dell’esercizio. Profondità di campo? Tempi lunghi? Imparerete a conoscerli molto bene dopo esservi allenati con questo esercizio.

Scattare in bianco e nero
Perché vi starete chiedendo? Che senso ha oggigiorno scattare direttamente in assenza di colore quando i cromatismi più esagerati ci circondano dalla mattina alla sera? È probabile che molti di voi non si ricorderanno assolutamente quando la televisione era in bianco e nero e quando le pellicole non a colori venivano utilizzate come norma. Appena comincerete questo esercizio vi renderete subito conto di quanto sia difficile pensare e visualizzare un’immagine in b/n e, ancora di più, quanto sia complicato inquadrare e comporre una scena in questo modo. La luminosità dell’immagine e le regole base della composizione saranno i due pilastri da cui dipenderà la riuscita delle vostre foto che, quando rispetteranno i valori giusti, vi daranno una soddisfazione mai provata prima.

Modalità di ripresa in formato jpeg
Ma come, direte? Mi hanno fatto tutti una testa così quando ho comprato la mia prima vera fotocamera digitale perché scattassi le mie foto in raw e adesso devo passare alla modalità jpeg? Sì proprio perché si tratta di un esercizio che non da scampo: o si “sopravvive” oppure no. Nel senso che o la foto è corretta da subito oppure ci sarà poco da fare per correggerla in post produzione. Il formato jpeg è un formato compresso con perdita di dati quindi tutto ciò che concorre a costruire il “paracadute” che vi da il formato raw qui non c’è, proprio per lasciare spazio, rendere i file più piccoli – proprio come piacciono ai principianti che vedono il raw come una spreco di spazio sulla scheda di memoria. Poi viene il giorno in cui vi dimenticate di impostare un valore e cominciate a scattare come se non ci fosse un domani fino a quando arrivate al momento della verità. Una volta trasferite le immagini sul computer scoprite che il bilanciamento del bianco era sbagliato e le vostre foto sono tutte… verdi. Ah che bello che i file sono in raw poiché basterà correggere il valore della luce et voilà, il gioco è fatto! Nooo! Dramma, i file sono jpeg e se tento di correggerli immagine diventa tutta una schifezza ricca di artefatti e rumore digitali. Ecco perché un paio di settimane con questo esercizio vi aiuteranno a capire molto del funzionamento non solo della fotocamera ma anche della luce che sta alla base della fotografia.

Lavorare in manuale
Adesso vogliamo proprio esagerare ma crediamo sia il momento giusto per provare. Avete a disposizione due valori, quelli della copia per antonomasia, tempo e diaframma: bene impostateli liberamente facendovi aiutare dall’esposimetro, almeno all’inizio. È così che lavorano i professionisti e, se lo fanno, un motivo ci sarà, no? È proprio questo l’esercizio che vi fa uscire dalla comfort zone dell’impostazione P(rogram) o Auto, quella sorta di rete di sicurezza che avete posto tra voi e la riuscita delle vostre foto. All’inizio vi sembrerà strano e, spesso, vi dimenticherete di cambiare i valori di scatto: sarà il vostro display a comunicarvi subito che avete sbagliato scatto anche se, da vero traditore, a volte vi ingannerà con la sua paciosa brillantezza, facendo sembrare un’immagine più corretta (e bella) di quanto non sia in realtà. Se riuscirete a restare fedeli all’impegno preso vedrete che i risultati non tarderanno ad arrivare e poi sarà davvero difficile tornare ai modi automatici preimpostati per compiacere (quasi) tutti i fotografi.

 

Data di pubblicazione: luglio-agosto 2020
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