Taccuino

A Lugano, dalla fotografia alla realtà aumentata

Valeria Prina

Lugano dedica una grande mostra fotografica a Balthasar Burkhard. La città ticinese con uno spettacolo porta in scena tecnologia e realtà aumentata

L’inizio è a otto anni con la macchina fotografica regalatagli dal padre. Trent'anni dopo le foto di Balthasar Burkhard hanno dimensioni che superano quelle dei soggetti ripresi: anche 215 cm di altezza per 1320 cm di lunghezza. «La fotografia si emancipa dunque dalla dimensione tradizionale, dal formato maneggevole, per divenire installazione spaziale, quasi a mettere alla prova, come altre forme d’arte in quel periodo, i limiti architettonici degli spazi espositivi tradizionali», si legge nella presentazione della grande mostra che mette a fuoco l’attività fotografica di Balthasar Burkhard, a cui il Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano dedica una grande mostra monografica.

Il fotografo svizzero forse non è molto conosciuto da noi, ma il suo lavoro è significativo per l’evoluzione della fotografia negli anni: da un valore documentario con immagini stampate in dimensioni maneggevoli, fino a immagini che a grandi dimensioni vengono esposte in spazi particolari dalle gallerie e dai musei a halle di studi e location private o pubbliche.

A Balthasar Burkhard fino a fine settembre 2018 Lugano dedica una grande mostra esposta dove già si sono viste esposizioni importanti dedicate a Picasso e Signac, dimostrazione di quanto il fotografo bernese con le sue opere abbia superato i confini del mezzo utilizzato. Le immagini esposte non passano certo in secondo piano: attirano l’occhio, inducono a riflettere sul ruolo della fotografia e stimolano riferimenti ad altre icone, che lo stile scelto per l’esposizione e i grandi spazi del Masi di Lugano facilitano.

Le prime fotografie riprodotte in grande formato su tela sono presentate dicendo «I soggetti – un letto coperto da un lenzuolo gualcito, un grande foglio di carta sul pavimento, una finestra coperta da una tenda – creano un’interferenza fra l’immagine e la tela di supporto che non viene tesa, ma ricade in morbide pieghe. Nella scelta insolita della riproduzione in grande formato, così come nell’approccio concettuale, la fotografia dialoga dunque con le altre forme d’arte dell’epoca».

Soggetti particolari come le gambe maschili o i ginocchi danno vita a fotografie che al primo colpo per le loro dimensioni sembrano essere elementi architettonici più che particolari umani.

L’attenzione alla interdisciplinarità, all’influenza delle opere realizzate con altri strumenti, come pittura e quadri emerge nelle immagini della natura, come l’onda ripresa in Normandia scattata negli stessi luoghi frequentati da Gustave Courbet. E all’artista francese appare come un omaggio, come altre foto che, pur allusivamente, esprimono una certa sensualità, che Courbet aveva espresso a evidenti, realistiche pennellate con l’Origine du monde.

Certamente una influenza di August Sander con i suoi ritratti della società tedesca su fondo anonimo la si può cogliere nei ritratti umani o di animali ripresi in questo caso di profilo con i soggetti tutti fotografati davanti allo stesso telone, senza alcun elemento ambientale. «Così come disegni rinascimentali o fotografie documentarie dell'Ottocento - è detto nella presentazione - le immagini di pecore, lupi o leoni presentano i soggetti come esemplari ideali della loro specie senza umanizzarli». Successivamente questa serie di foto realizzate per un libro per bambini vennero riproposte dal fotografo in grande formato: in mostra, tra l'altro, possiamo vedere il leone e il cammello, dove l'aggettivo determinativo può indicare l'animale come archetipo della sua specie.

La grande mostra accoglie i visitatori con delle immagini, ugualmente di grandi dimensioni, capaci di catturare l'attenzione, ma anche di far riflettere sia sullo spirito da botanico del suo autore, come, dopo uno sguardo più attento, su un senso doloroso, perché le immagini rappresentano fiori e piante un attimo prima di appassire. Per Burkhard quelle erano le immagini un attimo prima della morte: morirà l'anno successivo, nel 2010, a Berna, dove era nato nel 1944.

L'incontro con Balthasar Burkhard a Lugano va dunque oltre la semplice visione di una mostra fotografica. Permette la scoperta di un fotografo poco conosciuto in Italia, ma anche stimola molte considerazioni sul rapporto tra la fotografia e altri mezzi espressivi. Con immagini di grandi dimensioni - nella maggior parte dei casi dimensioni superiori a quelle del soggetto ripreso - riesce ad affascinare l'osservatore. L'altro elemento di forte attrazione è il luogo stesso che ospita la mostra, con grandi sale, che appunto hanno permesso l'esposizione di queste foto, che affacciano sulla bella piazza architettonicamente ristrutturata, a sua volta costeggiante il bel lago di Lugano. Dalle grandi vetrate che arrivano fino a terra e, appunto, consentono la vista del lago pochi resistono a scattare fotografie. Al di sotto, nella stessa struttura, è il nuovo teatro Lac LuganoInScena, che annuncia una stagione di grandi spettacoli, tale da motivare un viaggio con più di una attrattiva: mostra fotografica, teatro, crociera sul lago.

Le promesse di un intrigante incontro con l'immagine e la tecnologia sono presto mantenute al Lac. Qui il 2 novembre va in scena una coreografia che esplora la robotica e la realtà aumentata. È HU_robot, presentato come «una coreografia che esplora la robotica e la realtà aumentata». E ancora, si aggiunge nella presentazione «In una geometria non euclidea, i danzatori si smaterializzano e si moltiplicano, replicati in immagini riprese ed elaborate da un robot in scena».

Da parte loro i registi Claudio Prati e Ariella Vidach, anche ideatori dello spettacolo, commentano «La performance è ideata per un ensemble di danzatori impegnati in un dialogo indiretto con un braccio robotico dotato di un occhio-telecamera e di un videoproiettore. Attraverso un sofisticato sistema di osservazione (visione robotica), l’automa entra in relazione con i danzatori proiettando sequenze di immagini e luce, in un estraniante gioco di delay. La relazione tra spazio scenico e realtà aumentata, tra uomo e automa, determina uno sviluppo drammaturgico delle partiture visive, musicali e coreografiche».

Data di pubblicazione: luglio 2018
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