Amleto Dalla Costa per osservatoriodigitale di ottobre 2015, n.o 64

Con l'autunno arrivano (forse sarebbe meglio dire tornano) le piogge e le infinite possibilità che ci offrono di fotografare. Non sempre l'occhio riesce a carpire immediatamente la potenzialità che l'acqua ci offre con i suoi riflessi oppure sarebbe più onesto dire che non tutti riescono a vedere quello che ci appare davanti agli occhi perché tutti siamo abituarti a guardare e meno a vedere. Probabilmente questa è la maggiore caratteristica di un buon fotografo, quella di riuscire a vedere particolari che appaiono "trasparenti" alla maggior parte delle persone, riuscire a cogliere situazioni visive che quasi tutti reiscono a guardare senza esserne colpiti: solo in un secondo tempo spesso capita di dire "perché non ci ho fatto caso? Perché questa fotografia non l'ho fatta io?". È inutile disperarsi proprio perché l'occhio del fotografo, spesso, è una dote che è difficile da acquisire (anche se non è impossibile) ma o ce l'hai oppure non ce l'avrai (praticamente) mai. Proprio in questo numero parliamo di un fotografo ma sarebbe meglio definirlo un artista a tutto tondo, che l'occhio ce l'ha davvero e lo ha dimostrato in svariati decenni, a partire dal secolo scorso fino a oggi.

Abbiamo incontrato Amleto Dalla Costa (la foto di copertina che lo ritrae in studio con alcune delle sue opere che questo mese saranno in mostra a Milano) e le sue visioni fotografiche, incontri quotidiani che lui cattura con la sua fotocamera in giro per la città e che presto proporrà al grande pubblico in una mostra dedicata. Strabilia la sua capacità di vedere l'invisibile, di rubare al mondo, sarebbe più appropriato dire alla strada, delle forme che prendono forma solo grazie all'occhio della mente, come dice lui.

È probabile che si debba vivere una vita più serena, a volte, per potersi dedicare a vedere quello che non siamo abituati a notare: la fotografia dovrebbe proprio aiutarci in questo, essere per noi una valvola di sfogo dove riporre la giusta concentrazione ma al tempo stesso rilassare la mente e tranquillizzare l'anima, processi che difficilmente si riescono a coniugare nella vita di tutti i giorni.

Proviamo a pensare un po' meno ai tecnicismi e a scattare con maggiore entusiasmo, cogliamo il famoso attimo che, il più delle volte, scopriamo essere nascosto dentro di noi ma pronto a uscire.

E a riflettersi nelle fotografie che realizziamo.

Buon autunno e buona lettura.

Ezio Rotamartir