La sua è stata una vita breve, troppo breve, ma ha comunque lasciato un segno indelebile perché il suo lavoro ha influenzato gli ultimi decenni del XX secolo: è comparsa nel cielo fotografico, ha brillato e si è subito spenta, come una stella cadente, lasciandoci di lei il ricordo della luce dei suoi scatti. Francesca Woodman è stata una fotografa statunitense nata e cresciuta in una famiglia di artisti (la madre era una ceramista e il padre un pittore). Visse diversi anni in Italia: trascorse parte dell’infanzia a Firenze e si avvicinò prestissimo alla fotografia, incominciando a sviluppare le sue foto a soli 13 anni. Proprio la passione per la fotografia la portò a Roma, per frequentare i corsi della RISD (Rhode Island School of Design). Qui conobbe artisti come Sabina Mirri, Edith Schloss, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi, Susanne Santoro e frequentò l’ambiente artistico della Transavanguardia Italiana.

Angelo per Cristiano, fotografia di Francesca Woodman | Osservatorio DigitaleÈ conosciuta soprattutto per gli autoritratti, infatti compariva spesso in molte delle sue fotografie perché il suo lavoro si concentrava sul suo corpo e su ciò che lo circondava. La sua opera consiste per lo più di studi monocromi di corpi, spesso nudi e senza volto e collocati in ambientazioni surreali; usava esposizioni lunghe o la doppia esposizione. Si suicidò dopo l’uscita della sua unica pubblicazione: “Some Disordered Interior Geometry”.

A guardarlo ora, con il senno di poi, il suo lavoro sembra quasi una sorta di testamento artistico, se non addirittura una morte annunciata in immagini e anche in frasi come ad esempio questa: «Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate».

Dopo la morte le sue opere sono diventate famosissime e ogni anno nel mondo ci sono sue esposizioni; ognuna continua a suscitare pareri contrastanti ma in ogni caso attira sempre moltissimo pubblico perché l’interesse intorno a lei, alla sua brevissima vita e al suo lavoro è comunque crescente.

Tutto questo che ho scritto lo potete tranquillamente trovare su Internet o sulle monografie a lei dedicate, quello che invece pochi sanno è che fu un italiano a scoprire la Woodman, ad incoraggiarla e a decidere di esporre, in prima assoluta, le sue opere. Un giorno Francesca, tornando da scuola, si fermò alla galleria Maldoror di Roma, aveva sottobraccio una scatola, la mise sul bancone e disse a Giuseppe Casetti, che gestiva la galleria insieme a Paolo Missigoi: “Io avrei scattato queste fotografie, ti piacciono?”.

Casetti osservò quella ragazzina, infagottata in un gonnone lungo, un po’ hippie, sullo stile che andava di moda in quegli anni (era il 1978), poi guardò le foto e si accorse che non erano semplici scatti fatti da una ragazzetta annoiata, ma erano opere di una originalità stupefacente. Le propose di esporle, organizzò una mostra e… e il resto è storia.

Il sito di Monica Cillario è www.monicacillariophotographer.com