Test confronto Canon G15 vs G1 X | Osservatorio DigitaleIl formato è di quelli che lentamente ma inesorabilmente hanno conquistato fette di mercato sempre più interessanti mano a mano che i fotografi, completata la propria dotazione digitale nel campo delle reflex, hanno iniziato a guardarsi intorno con l'intenzione di procurarsi apparecchi sufficientemente compatti da poter essere sempre portati con sé ma contemporaneamente forniti di almeno due elementi irrinunciabili per un professionista o un serio appassionato: controllo manuale della fotocamera e possibilità di salvare le immagini in raw. Da questa richiesta è scaturita negli ultimi anni un'offerta estremamente interessante, ricca di prodotti differenziati per caratteristiche e prezzo toccando segmenti diversi come quelli delle compatte, delle bridge e delle mirrorless (o CSC, secondo la denominazione che i produttori ormai preferiscono). È un mercato che od ha analizzato nel dettaglio negli scorsi mesi e che, per l'interesse che suscita, ci ha suggerito una prova comparativa su strada delle due compatte di alta gamma proposte da Canon: la PowerShot G15 e la PowerShot G1 X, modelli che il database della nostra testata gemella Fotoguida.it ci dice essere tra quelli più frequentemente messi a confronto in questa fascia di prodotto.

Questi due apparecchi occupano infatti, ciascuno con le proprie specificità, il vertice della linea di compatte dedicate ai fotografi più esperti. Presentate a breve distanza l'una dall'altra nel corso del 2012 e oggi reperibili in commercio a un centinaio di euro di differenza, vantano entrambe caratteristiche desiderabili da chi ricerca una fotocamera tascabile o quasi, adatta a un utilizzo quotidiano o anche ad applicazioni come la street photography. Sono modelli che coesistono nel catalogo Canon senza che uno sia in assoluto "meglio dell'altro"; semplicemente, rispondono a esigenze e opportunità alternative che tuttavia non sembrano essere così apparenti ai potenziali acquirenti - stando almeno al feedback che abbiamo ricevuto sinora.

Canon G15 vs Canon G1 X | Osservatorio DigitaleIniziamo con una rapida disamina degli aspetti tecnici più importanti. La PowerShot G15 è l'erede immediata di un apparecchio che ha avuto una discreta fortuna di mercato come la PowerShot G12: nei due anni trascorsi dalla presentazione di quest'ultima, Canon è riuscita nell'intento di aumentare la risoluzione del 20% passando da 10 a 12 megapixel, ingrandire il display da 2,8" a 3" raddoppiandone i pixel (da 461.000 a 922.000), rendere più luminoso l'obiettivo con un'apertura massima f/1,8 anziché f/2,8 al grandangolo e f/2,8 anziché f/4,5 al tele, e alleggerire il tutto di mezz'etto per arrivare a 352 grammi di peso in condizioni di utilizzo effettivo. Completamente rinnovato anche il sensore da 1/1,7", realizzato con tecnologia CMOS anziché CCD: una scelta dettata forse dalla necessità di mantenere dimensioni compatte, consumi elettrici limitati e costi contenuti a scapito tuttavia di un comportamento non certo ottimale in condizioni di bassa luminosità nonostante la G15 possa arrivare a 12800 ISO anziché ai 3200 della G12. Anche questa tuttavia è una prerogativa dei sensori CMOS, che sono noti per offrire una sensibilità nominale superiore rispetto al CCD "pagandola" però in termini di rumore e fedeltà dei colori. Tutto ciò significa caricare il processore d'immagine di un lavoro aggiuntivo - e anche abbastanza complesso - ma per questo la G15 può fortunatamente avvalersi del processore DIGIC 5, di una generazione più avanti rispetto a quello della G12 e identico a quello usato per esempio nella nuova reflex EOS 700D (anch'essa, tra l'altro, dotata di sensore CMOS).

È sufficiente prendere in mano la PowerShot G1 X per capire che non ci si trova davanti a un ipotetico modello "G16" ma al frutto di scelte progettuali completamente nuove per quanto riguarda la serie G. Quasi due etti di peso in più, un corpo in metallo più ingombrante rispetto alla G15 soprattutto a causa dell'obiettivo di maggiori dimensioni, un display LCD che torna a essere ribaltabile e inclinabile come nella G12 (per uno di quei misteri del marketing la G15 ha il display fisso) sono gli elementi fisici che appaiono immediatamente evidenti. All'interno il sensore è decisamente più grande, di poco superiore al formato Quattro Terzi: 18,7 x 14 mm equivalenti a 261 mm2 contro i 41,5 mm2 del sensore della G15 a fronte di un aumento della risoluzione di soli 2 megapixel. Il rapporto tra area del sensore e risoluzione è 5,4 volte maggiore nella G1 X, e questo è già un importante indicatore di una qualità dell'immagine totalmente differente tra i due apparecchi. Nel caso della G1 X, oltretutto, il file raw prodotto dalla fotocamera ha una profondità di 14 bit contro i 12 bit della G15, e questo significa una superiore gamma dinamica a disposizione in fase di sviluppo digitale e conversione dell'immagine. Tutto questo ci dice chiaramente che, almeno dal punto di vista del sensore, ci troviamo di fronte a una reflex dalla risoluzione ridotta, e in effetti tutti gli indici tecnici principali come gamma dinamica e tonale, rapporto segnale/rumore e sensibilità cromatica della G1 X sono più in linea con quelli di una EOS 650D che non con quelli della G15.

La G15 mantiene tuttavia il predominio sulla parte ottica: il suo zoom 28-140mm (5x) vanta caratteristiche migliori rispetto al più lento 24-112mm (4x) della G1 X, che offre un'apertura massima f/2,8 al grandangolo e addirittura f/5,8 al tele. Ovviamente il sensore più grande implica un cerchio d'immagine più ampio e richiede lenti diverse, quindi non dev'essere stato semplicissimo per i progettisti Canon riuscire a contenere dimensioni e costi dell'obiettivo senza impattare negativamente su altri elementi qualitativi; la minore luminosità è probabilmente il miglior compromesso raggiungibile in questo caso. In entrambi i modelli l'obiettivo è stabilizzato.

Canon G15 vs Canon G1 X | Osservatorio DigitaleDal punto di vista dell'ergonomia e dell'interfaccia, le due fotocamere sono estremamente simili: cinque pulsanti e la ghiera multiselezione con pulsante centrale nella parte posteriore a destra del display; due tasti per la visualizzazione delle immagini e per il richiamo rapido della funzione preferita (configurabile dall'utente) ai lati del peraltro inutile mirino ottico a tunnel, che nel caso della G1 X è oltretutto parzialmente coperto dal barilotto dell'obiettivo; una ghiera frontale a portata di dito indice per la regolazione di tempi e diaframmi; e sulla parte superiore il pulsante di accensione, quello di scatto con ghiera di comando dello zoom, e le due ghiere sovrapposte (in asse nella G1 X, sfasate nella G15) per la selezione delle modalità di scatto e per la regolazione della compensazione di esposizione. Completano il tutto il pulsante di sollevamento del flash e, nell'angolo in basso a destra guardando la parte frontale della macchina, il pulsante di rilascio che permette di rimuovere l'anello che circonda l'obiettivo per poter applicare accessori come ad esempio un flash ad anello, adattatori per filtri ecc. Da notare infine come in entrambi i modelli l'attacco per il cavalletto sia decentrato rispetto all'asse ottico.

Le dimensioni compatte della fotocamera influiscono ovviamente sulla grandezza e sulla distanza di tutti questi pulsanti, richiedendo dunque una certa attenzione da parte dell'utente che rischia altrimenti di premere più comandi contemporaneamente. Alcuni produttori hanno tentato di risolvere questo inconveniente ricorrendo ai display touch, che tuttavia costringono a distogliere irrimediabilmente l'attenzione dalla scena per concentrarsi sullo schermo, per non parlare delle numerose selezioni involontarie che si verificano solitamente con questa tecnologia; i tasti fisici, invece, consentono a chi conosce molto bene il proprio apparecchio di usare solamente il tatto. Con le due PowerShot prese in esame una tale possibilità appare però molto difficile anche a causa della estrema sensibilità dei pulsanti stessi, in particolare della ghiera multiselezione.

L'interfaccia utente a display è invece quella consueta della serie PowerShot, con una divisione delle varie opzioni in due gruppi: un primo insieme di funzioni e configurazioni è accessibile dal pulsante Menu, mentre altre, più legate alle condizioni di scatto, sono richiamabili dal pulsante Function Set situato al centro della ghiera multiselezione. Un apprezzamento particolare va al sistema di controllo dell'ingrandimento durante la visualizzazione delle immagini già scattate, che riesce nell'intento di fornire un feedback continuo circa il punto dell'inquadratura che viene mostrato ingrandito e semplifica la navigazione all'interno della foto. Funzionalmente indovinato il focheggiamento manuale, che tuttavia soffre delle piccole dimensioni e della alta sensibilità della ghiera multiselezione, per cui è abbastanza facile richiamare altri controlli mentre si cerca di regolare la focale, specie se con una certa rapidità. Sempre utile la versione digitale del filtro a densità neutra, una delle opzioni che si candidano con decisione per conquistarsi la personalizzazione del pulsante di selezione rapida fornendo un indiscutibile aiuto nelle riprese caratterizzate da forti contrasti.

La dotazione di funzioni creative può offrire un'interessante distrazione e rendere divertente anche lo scatto di soggetti altrimenti noiosi. L'effetto miniatura, che simula il campo focale di un obiettivo decentrabile, o la funzione High Dynamic Range sono ben realizzate anche se, come solitamente accade, l'immagine restituita dalla macchina fotografica è in formato JPEG andando perso il raw originale. Ora che Canon ha introdotto sulle proprie reflex entry-level la possibilità di salvare ambedue le versioni di una foto, ci aspettiamo che lo stesso avvenga presto anche nelle compatte di fascia alta. Un fotografo esperto abituato a lavorare sui negativi, siano essi analogici piuttosto che digitali, sperimenta sempre una notevole resistenza all'idea di non disporre dei dati raw dei propri scatti - e peraltro il raw è uno dei principali selling point di questo tipo di apparecchi - finendo con l'ignorare funzionalità creative o di ritocco automatico (ad esempio l'ammorbidimento dei toni dell'incarnato nei ritratti) che possono tornare utili nell'impiego sul campo.

Canon G15 vs Canon G1 X | Osservatorio Digitale

Chi volesse utilizzare queste fotocamere per street photography, come abbiamo fatto durante la nostra lunga prova sul campo, avrà bisogno di tempo per potersi abituare a gestire con rapidità pulsanti e voci di menu, e molto probabilmente sentirà come è accaduto a noi la mancanza di un piccolo interruttore per disattivare temporaneamente tutti i pulsanti forzando un lock sull'ultima configurazione impostata; dover infatti controllare prima di ogni scatto che non siano intervenuti cambiamenti indesiderati - lo spostamento della ghiera della compensazione, ad esempio, sembra avvenire con una frequenza allarmante quando si mette o si toglie l'apparecchio dalle tasche - va contro l'esigenza di "cogliere l'attimo" tipica della street o della foto d'impulso.

Sempre in ottica street, la G15 appare più indicata grazie alle sue dimensioni più compatte e alla minore estensione frontale dell'obiettivo, apprezzabile in misura ancora maggiore quando si lasciano le fotocamere accese e pronte all'uso con lo zoom completamente esteso in fuori. In questo caso la G1 X raggiunge un ingombro di circa 11 cm in larghezza e 10,5 cm in profondità, più adatto a una borsa o a una capace custodia da cintura che non a una tasca.

Ingombri inferiori, peso minore, prezzo più conveniente: la G15 sembra rappresentare l'alternativa più interessante per un utilizzo sul campo almeno fino a quando non si confronta la qualità delle immagini scattate dalle due fotocamere, dove la differenza di sensore porta la G1 X a dominare in almeno due aree. La prima, più evidente, riguarda l'effetto sulla latitudine di posa: i 2 bit supplementari di profondità del file raw possono sembrare pochi a un profano, ma in realtà hanno l'effetto di quadruplicare i valori numerici restituiti dal sensore con un impatto diretto sulla gamma dinamica dell'immagine e le conseguenti possibilità di intervento nel corso dello sviluppo digitale. Più informazione significa più dettagli e più sfumature in ogni situazione di ripresa. Il secondo vantaggio si manifesta nelle condizioni di bassa luminosità, dove il rumore (quella sorta di grana RGB che disturba le immagini scattate ad alti ISO) risulta assai più contenuto e può essere ridotto con maggiore facilità durante lo sviluppo del file raw.

Confronto Canon G15 e G1 X agli alti ISO | Osservatorio Digitale

Nell'immagine qui sopra viene evidenziato il comportamento delle due fotocamere alla sensibilità di 800 e 12800 ISO con un'apertura di f/5 e tempi rispettivamente di 1/40 e 1/400 sec. Si tratta di un file PNG non compresso, e l'unico intervento compiuto successivamente allo scatto ha riguardato il solo bilanciamento del bianco, regolato in tutte le immagini sulla medesima area del soggetto. Come si può notare, la G1 X oltre a una gamma più ampia (la sfumatura dovuta alla superficie metallica del soggetto) restituisce un'immagine pressoché perfetta anche a 800 ISO, più che compensando in questo caso la minore luminosità dell'obiettivo rispetto alla G15.

Insomma, nonostante una certa similitudine esterna, G15 e G1 X confermano le loro identità distinte e alternative, quasi che un genio dispettoso del marketing avesse voluto scindere in due prodotti differenti le caratteristiche di un'ipotetica fotocamera compatta ideale. La prima ha indubbiamente davanti a sé numerose possibilità di evoluzione, essendoci certamente spazio per un affinamento del sensore da 1/1,7" e magari per il ritorno del display inclinabile, molto utile specialmente nella ripresa video. Nel caso della G1 X, un vero gioiellino quando si consideri la stretta vicinanza delle sue caratteristiche a quelle di una reflex, un ulteriore sviluppo futuro (se non anche la decisione di acquisto attuale) deve invece tenere conto della nutrita concorrenza delle fotocamere mirrorless, vera alternativa a un apparecchio di questo genere che conta però dalla sua la dimensione del sensore, lo zoom 4x compatto e il prezzo relativamente competitivo.