od osserva molte cose, ma non nelle sfere di cristallo. Ecco perché, allontanandoci da una consolidata tradizione giornalistica, non vi racconteremo come sarà l'anno che sta per iniziare. Quel che possiamo fare, tuttavia, è dirvi cosa abbiamo scritto nella nostra letterina natalizia. Che sia uguale alla vostra?

A pensarci bene, fotograficamente parlando, in questi ultimi anni viviamo una condizione di Natale permanente nella quale novità di ogni genere si susseguono a una velocità tale da lasciare quasi un senso di vertigine in chi cerca di mantenere il filo dell'aggiornamento in un settore che da tempo ha innestato quella marcia in più consentita dalle tecnologie digitali. È una situazione che fa certamente la gioia di ogni appassionato procurando tuttavia anche qualche dubbio al professionista chiamato a decifrare segnali di mercato a volte contrastanti prima di poter pianificare scelte e investimenti in termini di denaro, di tempo e di formazione.

Ecco perché, a primo posto della nostra letterina di Natale, vorremmo che le Case produttrici ripensassero al loro principale campo di confronto, quello relativo ai sensori. Il 2008 sarà ricordato per l'affermazione del formato full frame e per il netto balzo in avanti nella risoluzione, tale ormai da consentire stampe 50x30 (dimensioni superiori all'A3) a 300dpi prima di dover ricorrere a tecniche di ridimensionamento algoritmico. Ce n'è a sufficienza per poter dichiarare una tregua sul fronte della risoluzione e rivolgere le energie all'esplorazione di tecnologie di base differenti, comprese quelle di cui avevamo parlato qualche mese fa nell'articolo "Questione di calcolo" (reperibile, come tutti gli altri, negli archivi di od). Poter scegliere tra sensori magari simili nelle dimensioni e nella densità ma realizzati con approcci tecnologici del tutto differenti può secondo noi contribuire a diversificare il mercato con effetti decisamente più fruttuosi, consentendo al professionista di ritrovare sempre, in una "cassetta degli attrezzi" più ricca, lo strumento più adatto a ogni necessità. La competizione tra produttori potrebbe essere giocata su differenze più significative di quelle attuali, motivando possibilmente l'acquisto di più corpi macchina per scenari d'impiego diversi.

Per certi versi questa è la strada obbligatoria per chi voglia acquisire quote di mercato in un panorama dominato da due soli grandi player: e non a caso è la strada percorsa da Sigma quando ha scelto i sensori di Foveon, la cui recente acquisizione spalanca oltretutto interessanti sviluppi futuri. Così come hanno fatto Panasonic e Olympus nella definizione del formato Micro Quattro Terzi, un'alternativa che punta ad aprire un segmento rimasto finora di esclusivo appannaggio di Leica in una fascia di prezzo fuori dalla portata di molti, tanto che le solite voci di corridoio vorrebbero una versione low-cost della Leica M8 in fase di avanzata preparazione da parte di Olympus. Vero, falso o verosimile che possa essere questo sussurro di corridoio, di certo possiamo attenderci un rinnovato interesse nei confronti della street photography parallelamente all'esplorazione delle nuove possibilità costruttive offerte dallo standard Micro Quattro Terzi, considerando che l'aspetto da reflex tradizionale mostrato dalla Lumix G1 - unica Micro Quattro Terzi attualmente sul mercato - è del tutto fuorviante e semplicemente frutto di una scelta di marketing slegata da vincoli tecnici (tanto che la classica gobba del pentaprisma è presente solo per motivi di design).

Vi è poi un altro desiderio che sappiamo essere particolarmente condiviso tra i fotografi di ogni livello e, allo stesso tempo, poco ascoltato da Case costruttrici abituate da decenni a basare il loro business su sistemi proprietari. Tutti sappiamo come la scelta di una particolare marca risulti vincolante in termini di obiettivi e accessori, e solo la periodica scadenza dei brevetti permette di arricchire la scelta a disposizione della clientela con soluzioni indipendenti: esempio più recente in quest'ambito le annunciate ottiche Zeiss per attacchi Canon, naturalmente con il supporto dei soli segnali non più protetti da brevetto.

La tecnologia digitale, tuttavia, tende per sua natura a percorrere una direzione esattamente opposta verso concetti come interoperabilità, standard condivisi e piattaforme aperte: la storia dell'informatica, nata con i mainframe proprietari e arrivata oggi al radicamento dell'approccio open source tanto nel software quanto nell'hardware, è lì a dimostrarlo. E l'informatica stessa, che rappresenta un termine significativo dell'equazione che conduce alla fotografia digitale, contribuisce ad accelerare la richiesta di "apertura" nell'intero settore. Consideriamo per esempio i file RAW, un formato erroneamente considerato standard da alcuni ma che in realtà, essendo un puro contenitore per i dati restituiti dal sensore, diverge non solo da produttore a produttore ma persino da un modello di fotocamera a un altro. Le Case produttrici non sono solite pubblicare i dettagli del formato RAW dei loro apparecchi, costringendo a un noioso e incerto lavoro di reverse engineering i programmatori terzi impegnati nella realizzazione di applicazioni di visualizzazione, conversione e post-processing delle immagini RAW.

Proiettando una situazione simile nel mondo della fotografia analogica, è come se in passato ogni macchina avesse avuto bisogno di una propria pellicola specifica, sviluppabile con un processo differente dalle altre. Il tempo e gli investimenti che nella realtà sono stati dedicati al perfezionamento degli aspetti qualitativi delle pellicole come sensibilità, grana e resa cromatica avrebbero dovuto essere allora obbligatoriamente dirottati verso il supporto delle miriadi di apparecchi introdotti sul mercato, con conseguenze facilmente immaginabili. Ebbene, aggiungere il supporto dei file RAW prodotti da un nuovo modello di fotocamera blocca risorse che potrebbero essere assegnate a compiti di altro livello, introducendo inoltre (tranne che per le software house maggiori che possono disporre di un canale privilegiato con i produttori fotografici) un certo ritardo tra l'uscita in commercio di una fotocamera e la disponibilità del relativo riconoscimento nelle applicazioni software indipendenti. Non è un caso che il primo tentativo di un certo livello per risolvere questo annoso problema - il formato Digital Negative, DNG - sia scaturito da un produttore di applicazioni come Adobe anziché dai produttori fotografici, che pure dispongono già di associazioni e forum di settore nei quali collaborare.

Tuttavia la disponibilità di standard e formati aperti si avverte anche in altri ambiti, software e hardware: l'augurio è che i produttori si rendano conto che i loro apparecchi non sono più oggetti dotati di un'esistenza funzionale autonoma, essendo ormai indissolubilmente legati a strumenti che da tempo stanno dimostrando come l'abbandono delle strategie puramente proprietarie agisca come moltiplicatore di vantaggi sul lungo periodo per l'intero settore; e questo anche grazie alla preferenza degli acquirenti verso soluzioni che non comportino il rischio di risultare inutilizzabili dopo pochi anni perché il produttore originale non esiste più o non è più interessato a supportarle, un'eventualità direttamente proporzionale alla longevità delle informazioni trattate. Oggi che il tema della sopravvivenza dei "ricordi digitali" si accavalla con la convergenza in atto tra fotografia e video, il desiderio natalizio può diventare un'impellente necessità prima di quanto si immagini.