La tecnologia digitale, talmente proiettata in avanti da rendere vintage anche il passato più recente. Il cinema e la fotografia, discipline che, vantando una storia di tutto rispetto, possono permettersi di digerire qualunque novità tecnica senza rischiare di esserne snaturate. In mezzo tutti noi, sinceri appassionati dell'immagine, interessati a indagare e cogliere le nuove sfumature espressive che le innovazioni di mezzi e linguaggi ci mettono a disposizione. Il taccuino di questo mese, pur prendendo le mosse da occasioni e argomenti differenti, offre due ulteriori testimonianze sull'incontro tra arte, tecnologia e moderne esigenze della comunicazione.

Polli, 140 anni di un’azienda nelle immagini di Scianna e Migliori

Nino Migliori Aglio olio peperoncino PolliL’anniversario, per un'azienda, è di quelli importanti: 140 anni di attività non sono da tutti. Come festeggiarli al meglio, se non con la fotografia? L’agenzia Found!, che cura l’ufficio stampa dell’azienda di prodotti gastronomici Polli, ha coinvolto Contrasto. Sono stati chiamati due fotografi molto famosi e altrettanto diversi tra loro. Ne è nata una mostra fotografica e un libro dal titolo “Centoquarantanni di amore per la terra”. I fotografi sono Ferdinando Scianna e Nino Migliori, mentre una sezione comprende il testo dello scrittore Antonio Pascale.

Nino Migliori, secondo la sua sensibilità, ha puntato su una trasfigurazione del prodotto (qui a lato) utilizzando una tecnica, da lui chiamata imago mentis, che stava mettendo a punto proprio in quel periodo. Le sue immagini, dai colori molto vivi e fluorescenti, comunicano delle sensazioni, più che mostrare i prodotti. È un modo per trasmettere la forza innovatrice dell’azienda, come spiega il fotografo: «Per questo lavoro ho voluto utilizzare la tecnica della trasfigurazione: ho preso il vasetto celebrativo di Polli e ne ho trasfigurato l’immagine in 50 modi diversi per dare l’idea di come l’azienda nel corso degli anni abbia trasformato il proprio essere nella continuità, ma anche nell’innovazione, attraverso la riproposizione dei propri valori in termini sempre più moderni. È stata una sorta di trasposizione mentale della celebrazione di Polli, un’azienda ancorata alle tradizioni del passato, ma con uno sguardo sempre rivolto al futuro e all’evoluzione».

Molto diverso, fin dal primo sguardo, l’approccio di Ferdinando Scianna, che si definisce «un fotografo che trova, più che uno che realizza ciò che ha in mente». Il suo è un reportage in bianco e nero attraverso il quale racconta la storia attuale dell’azienda che, come dice Marco Polli, «ha sempre avuto come filo conduttore tre valori: coerenza, coraggio, correttezza». L’azienda, che da sempre ha una impronta di famiglia, può ora contare sulla nuova generazione, la sesta, tutta in rosa, come orgogliosamente sottolinea una delle figlie, Manuela.

Insieme alle sorelle Claudia e Maddalena, Manuela è la protagonista di molte delle foto scattate da Ferdinando Scianna. Sono ritratti, realizzati in varie location, dall’azienda alla campagna, al Parco Sempione di Milano (come quella qui sotto), che raccontano tutta la vitalità e l’entusiasmo che loro sanno trasmettere nell’azienda, puntando sull’innovazione che consente di continuare in termini moderni la tradizione di 140 anni, appunto. «Ho voluto indagare i suggestivi luoghi toscani dove l’azienda sorge – racconta Scianna –, cercando di metterli  in relazione con la bellezza e la vitalità di queste tre ragazze. Gli uliveti, le vigne, la terra vera e propria mi hanno permesso di creare questa relazione, un po’ come se queste ragazze fossero state partorite da questa terra e dalla cultura toscana».

Ferdinando Scianna per Polli

Il libro, che raccoglie tutte le immagini, è edito da Contrasto, in vendita sul sito dell’editore e nelle librerie dalla prossima estate. Alcune delle immagini hanno composto la mostra organizzata a fine novembre presso lo Spazio Forma di Milano, occasione anche per una grande retrospettiva di Nino Migliori che accosta le immagini scattate dopo la guerra tra la gente dell’Emilia alle immagini di ricerca, più simili a quelle del libro di cui qui parliamo.

Non basta dire cinema

Fino a poco tempo fa sembrava impossibile: per realizzare un film erano necessarie attrezzature ingombranti e costose, che garantivano una qualità elevata ma non potevano passare inosservate. Ora, certo, non è tutto cambiato, ma aumentano le possibilità di utilizzare attrezzature differenti, con risultati interessanti.

Un caso, sempre più frequente, chiama in causa una fotocamera per realizzare un video dalle caratteristiche professionali. È quanto ha scelto di fare Duccio Forzano per “L’amore è sordo” con Lorella Cuccarini, la cui puntata pilota è andata in onda su Rai Uno il 21 agosto 2012. Per le riprese il regista di “Che tempo che fa” e “Vieni via con me” ha utilizzato la funzione video di una fotocamera, la Nikon D800.

«Quando ho scoperto questa funzione delle fotocamere – racconta – ho capito che potevo lavorare con luce naturale muovendomi leggero. La qualità che si ottiene è ottima e le dimensioni e il peso ridotti permettono di muoversi più agevolmente, potendo fare riprese da punti di vista anche insoliti e senza farsi notare eccessivamente». Proprio la possibilità di intromettersi nella scena in modo naturale è una delle possibilità offerte dalla fotocamera, usata nella sua funzione video, che piacciono particolarmente. In più, fa notare ancora Duccio Forzano, si potrebbe operare con più fotocamere, usate contemporaneamente per ottenere degli effetti davvero unici a costi limitati.

“Il turno di notte lo fanno le stelle” è invece il risultato del ricorso a una videocamera dalle dimensioni davvero contenute. Il corto di Edoardo Ponti, che è stato presentato a novembre al Festival del film di Roma, è stato girato con una Canon C300. Tratto dall'omonimo racconto-sceneggiatura di Erri De Luca, vede fra gli interpreti Enrico Lo Verso, Nastassja Kinski, che torna al cinema dopo 10 anni di assenza, Julian Sands e lo stesso scrittore. È stato girato in Trentino sulle Dolomiti della Val di Fassa, sul Passo Pordoi, sul Col Rodella, al Rifugio Vajolet e Salei, oltre che a Soraga e Rovereto. E questo già spiega uno dei motivi che hanno dettato la scelta dell’attrezzatura, che doveva essere leggera e maneggevole per poter seguire gli attori durante l’arrampicata in montagna. Non solo: per contenere i costi non è stato possibile noleggiare un elicottero per le riprese. Invece Ferran Paredes Rubio, che ne ha curato la fotografia, ha dovuto riprendere imbragato sulla funivia («mezz’ora dopo che su questa era caduto un fulmine» racconta): la leggerezza dell’attrezzatura era indispensabile. Per accessoriarla sono stati utilizzati gli obiettivi cinematografici PL della Zeiss che hanno permesso una messa a fuoco precisa, in situazioni in cui le inquadrature richiedevano tanti cambi di fuoco. La possibilità di utilizzare la videocamera senza farsinotare è stato un altro degli aspetti della Canon C300 che Ferran Paredes Rubio ha potuto apprezzare.

Due esempi. Però molto significativi, perché potranno influire sullo stile dei film, consentendo riprese tra la folla, mantenendo un’atmosfera naturale senza bisogno, come avviene in America, di sgombrare le piazze e popolarle di comparse abituate a non guardare in macchina. Permetteranno riprese in alta quota o, all’opposto, con apposite scafandrature, sott’acqua, con costi ridotti: anche questo rappresenterà un cambiamento significativo, perché si racconta che Spielberg avesse avvertito Cameron, alla vigilia delle riprese di Titanic, che riprendere sott’acqua significa «un bagno di sangue». Saranno possibili riprese da punti finora impensabili per inquadrature insolite. Non saranno necessari grandi investimenti preventivi, ma diventerà ancor più importante la storia e la capacità di raccontarla. E tutto questo senza compromessi in fatto di qualità.