L'ottobre che è iniziato nella Grande Milano si annuncia come un periodo culturalmente ricco, con la fotografia tra i principali motori di questa rinnovata attenzione a un aspetto così importante come la cultura, unica arma non spuntata contro la violenza. La fotografia segna anche la sinergia tra istituzioni differenti e la considerazione di una città che ormai ingloba nella sua offerta culturale anche l'hinterland milanese, in nome della Grande Milano.  Per il pubblico è anche una occasione per un excursus tra momenti del passato e grandi nomi della fotografia. Tre autori che rappresentano la storia della fotografia a livello internazionale; due spazi espositivi con una consolidata ed esclusiva tradizione fotografica; una nuova sinergia e collaborazione nel mondo della cultura; uno spazio totalmente nuovo che con la fotografia inaugura la sua attività. Si presente così l'ottobre fotografico nell'ambito della Grande Milano, stimolando anche la considerazione di quanto la fotografia sia importante sia come elemento culturale in grado anche di far meglio conoscere la realtà passata e presente, sia come momento attrattivo, capace di smuovere l'interesse anche di un pubblico fino ad ora poco propenso a misurarsi con una mostra fotografica.

W. Eugene Smith The Walk to Paradise Garden, 1946 ©The Heirs of W. Eugene Smith | Osservatorio Digitale“Usate la verità come pregiudizio” è il bel titolo scelto per la altrettanto bella mostra di W. Eugene Smith con cui si inaugura la nuova sede del CMC centro culturale di Milano nel cuore della città in Largo Corsia dei Servi, che grazie a questa iniziativa e alla concomitante apertura della Sala Banterle del Teatro degli Incamminati, sembra volersi rivitalizzare e uscire da decenni di abbandono. La mostra, curata da Enrica Viganò, è aperta fino al 4 dicembre e permette di vedere una sessantina di vintage prints che arrivano da New York. In un’altra sala sono esposti gli impaginati su Life, mostrando così come la fotografia era parte integrante dello scritto (dimostrando anche come elementi differenti possano ben integrarsi, dal momento che parte del pavimento di vetro permette di vedere i resti archeologici del passato di Milano. Qualcosa di simile avveniva anche a Verona, al Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, ma questa è un’altra storia, storia momentaneamente sospesa e un’altra città). Per il pubblico più giovane la mostra di W. Eugene Smith può essere una occasione per scoprire un fotografo di cui forse non aveva finora visto molti lavori. Ma è anche una occasione per conoscere attraverso il suo obiettivo dei momenti di vita lontani nel tempo, come la guerra nel Pacifico che lui aveva fotografato nel ‘39, la vita della gente grazie ai reportage che vanno dal 1948 al 1954, il mondo del jazz, le prime denunce di stampo ecologico. È anche una occasione per capire come la fotografia possa essere - e per lui è stata - una piccola voce in grado di farci prendere coscienza di un avvenimento. E l’ha vissuta con tutta la sua passione, al punto che quando è morto nel 1978 aveva 17 dollari sul conto in banca, ma anche centinaia di rullini da sviluppare.

© Herbert List, Le Couple, Mar Baltico, Germania, 1933 | Osservatorio Digitale

Altro nome famoso nel mondo della fotografia, ma che il giovane pubblico milanese ha già avuto occasione di incontrare in una esposizione è Herbert List, che con Eugene Smith si può quasi considerare contemporaneo (la sua morte è del 1975), ma con uno stile ben diverso, a parte l’uso del bianco e nero. La mostra “La spiaggia e la strada. Der Strand und die Straße. Opere, 1930-1955” è esposta fino al 30 dicembre presso Contrasto Galleria Milano in via Ascanio Sforza. Presenta una serie di foto che va dagli anni ’30, percorre il mondo, dalla Grecia al Mar Baltico, al Mediterraneo, all’Italia, unite dal fil rouge dell’eleganza, che ancor oggi fa scuola, ispirando lo stile di molti fotografi di moda. E quanto le sue immagini e il suo modo di intendere la fotografia appare particolarmente attuale lo si può intuire se si considerano le sue parole: «Ogni giorno viene prodotto un numero incalcolabile di fotografie, ma un’immagine che possa essere apprezzata come opera d’arte non è più frequente di una parola di poesia tra tutto quanto scritto».

© Federico Patellani. È nata la Repubblica | Osservatorio DigitaleAltre due mostre ci riportano invece all'interno dei confini nazionali. E lo fanno con una gran forza perché ci raccontano momenti della nostra vita, della nostra storia, ma anche gettano una luce sul panorama fotografico italiano dal passato fino ad oggi. È anche il risultato di una rinnovata collaborazione in nome della cultura tra fondazioni importanti, come la Triennale, che, grazie a una nuova organizzazione, si propone di creare una sinergia tra mostre e spettacoli e intrecciare linguaggi espressivi come la fotografia, il design, lo spettacolo dal vivo per una cultura in grado di coinvolgere davvero il pubblico. La nuova organizzazione della Triennale ora può infatti contare su quattro fondazioni con altrettanti presidenti: Triennale con presidente Claudio De Albertis, Museo del Design con presidente Arturo Dell’Acqua Bellavitis, Crt/Teatro dell’Arte con il neoeletto presidente Severino Salvemini, Museo di Fotografia contemporanea di Cinisello con presidente Siria Trezzi. Così, grazie alla sinergia tra Triennale e Museo della fotografia di Cinisello, il pubblico della Grande Milano può vedere due mostre fotografiche: la prima, fino al 15 gennaio, presso lo stesso Museo della fotografia di Cinisello è “La guerra è finita. Nasce la Repubblica. Milano 1945-1946”. Attraverso le immagini di Federico Patellani rivivono i momenti immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il referendum Monarchia-Repubblica e l’elezione dei rappresentanti all’Assemblea Costituente, che ebbero luogo il 2 giugno 1946, di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario. La mostra esalta lo stile di quello che Federico Patellani nel 1943 definì «giornalista nuova formula»: chiarezza, comunicatività, rapidità, gusto nell’inquadratura, esclusione di luoghi comuni, così che le immagini «appaiano viventi, attuali, palpitanti, come lo sono di solito i fotogrammi di un film». Da notare che Patellani è in parte contemporaneo dei due fotografi protagonisti delle mostre precedentemente citate.

Un altro sottile fil rouge lega questa alla mostra esposta presso la Triennale dal 5 ottobre all'8 gennaio. Patellani, raccontando, oltre alla Milano dell'immediato dopoguerra, la nascita della Repubblica sancita dal Referendum Monarchia-Repubblica racconta anche il voto che per la prima volta coinvolgeva anche le donne come elettrici. E “Donna della Repubblica” è stata chiamata l'immagine divenuta icona-simbolo della vittoria della Repubblica. Altre donne protagoniste della mostra alla Triennale sono invece impegnate dietro l'obiettivo. “L'altro sguardo Fotografe italiane 1965-2015” punta infatti l'attenzione su uno sguardo femminile alla realtà attraverso l'obiettivo. Si tratta di centocinquanta foto e libri fotografici provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, concepita e costituita con lo scopo di favorire la conoscenza e la valorizzazione delle più significative interpreti nel panorama fotografico italiano dalla metà degli anni ‘60 a oggi. A completamento della mostra è un’installazione multimediale, costituita da trenta schermi, ognuno con un’intervista esclusiva a una fotografa e una sequenza di sue opere e pubblicazioni. Il visitatore può così conoscere e approfondire le vite di professioniste e artiste, le loro esperienze di donne originali e coraggiose. È come un dietro le quinte rispetto alle immagini.

Dalla mostra L'altro sguardo Fotografe italiane 1965-2015 | Osservatorio Digitale

Alla Triennale è anche esposta la mostra “Cinquant'anni di teatro con Giorgio Strehler”, che, dal 16 ottobre al 6 novembre, anche con le fotografie parla del teatro di Strehler. Si compone così un’altra sinergia, almeno per quanto riguarda l’attenzione a un altro momento di cultura. È con il Crt Teatro dell'Arte, il cui neo presidente della fondazione, Severino Salvemini, dichiara la volontà di trovare maggiori sinergie e contatti con la Triennale, oltre che irrobustire il dialogo con la scena europea.

Data di pubblicazione: ottobre 2016
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