La versione di Max

La fotografia digitale e il controllo del colore

Massimo Pinciroli

La fotografia digitale ha riconsegnato nelle mani del fotografo il pieno controllo sull’intero processo di realizzazione dell’immagine, a partire dalla fase artistica dello scatto sino a quella, più tecnica, della realizzazione del prodotto finale, la stampa...

La fotografia digitale ha riconsegnato nelle mani del fotografo il pieno controllo sull’intero processo di realizzazione dell’immagine, a partire dalla fase artistica dello scatto sino a quella, più tecnica, della realizzazione del prodotto finale, la stampa.
Mi piace pensare a questa situazione come a una sorta di ritorno agli albori, quando ogni fotografo doveva essere artista, falegname, chimico, ottico e un po’… stregone.
Queste nuove opportunità vengono però restituite al fotografo dopo che egli, per oltre un secolo, è stato abituato a delegare tutte le fasi tecniche, secondo il ben noto slogan di George Eastman: “You press the button, we do the rest”.

pubblicità Kodak, La versione di Max per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020

È pertanto comprensibile che i maestri dello scatto abbiano, almeno inizialmente, mal sopportato il dover tornare a farsi carico di alcuni aspetti tecnici, vivendoli non come opportunità ma come nuovi problemi introdotti dalle tecniche digitali.
Fra questi, certamente, la gestione del colore.

Con la pellicola, il più delle volte, non esisteva possibilità di confronto intuitivo e diretto fra il negativo e la stampa, ed in queste condizioni era abbastanza scontato doversi accontentare di quanto il laboratorio consegnava.
In epoca digitale, al contrario, ogni scatto è invece immediatamente fruibile. Si pensi al display di cui tutte le fotocamere sono dotate, o anche solo alla presunta semplicità di valutazione a monitor dei nostri scatti. Tale immediatezza genera nel fotografo delle aspettative e delle esigenze qualitative superiori a quanto non accadesse col negativo, proprio perché diventa più semplice effettuare un confronto fra il novello originale digitale – il file visualizzato – e le sue stampe.
Ed è proprio da questi inevitabili confronti – visualizzazione su vari monitor, stampe eseguite in laboratorio, stampe eseguite in proprio – che nascono le prime frustrazioni del fotografo digitale, frustrazioni non diverse da quelle del fotografo analogico che sceglieva con cura la miglior diapositiva, magari visualizzandola su un piano luminoso di qualità, e la inviava a diversi laboratori ottenendo, da ciascuno di essi, un diverso risultato.

Dopo questa lunga premessa spero di potervi trovare d’accordo con me nell’affermare che il problema di coerenza del colore in fotografia, per quanto apparentemente recente, abbia in realtà radici molto profonde.

A differenza di quanto accadeva con la pellicola, però, è proprio la tecnologia digitale che unitamente al problema ci offre oggi una possibile soluzione. Soluzione che prende il nome di “gestione del colore”.

Ovviamente, per il fotografo pigro che non vuole approfittare delle nuove opportunità, esiste sempre la possibilità di limitarsi a consegnare i propri scatti digitali al laboratorio di fiducia, incrociando le dita in attesa di vedere i risultati. Proprio come accadeva con la pellicola.

 

Introduzione al Color Mamagement

prodotti X-Rite, La versione di Max per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020

Come anticipato, la tecnologia digitale mette a disposizione del fotografo “volonteroso” tutta una serie di strumenti hardware e software che gli consentono di esercitare un maggior controllo sull’immagine.

flusso di lavoro non gestito, La versione di Max per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020 flusso di lavoro gestito, La versione di Max per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020

Nello specifico, il “sistema di gestione del colore”, noto come “Color Management System” o CMS, si pone l’obiettivo di garantire costanza e prevedibilità di risultati nella visualizzazione e riproduzione delle immagini digitali attraverso tutte le periferiche coinvolte nelle varie fasi del flusso di lavoro.
La Gestione Colore non deve essere confusa con la Correzione Colore: quest’ultima è infatti la modifica “soggettiva” dell’aspetto cromatico e tonale dell’immagine attraverso strumenti come curve, livelli, regolazioni, mentre la Gestione del Colore riguarda il mantenimento “oggettivo” dell’aspetto cromatico dell’immagine al passare attraverso diverse fasi e diversi dispositivi del workflow digitale.

È facile intuire come la gestione del colore stia alla base di tutte le altre operazioni che possiamo effettuare sulle nostre immagini, compresa la correzione del colore stessa. Senza aver creato dei “punti fermi” con una consapevole gestione delle nostre periferiche digitali, infatti, non potremmo sapere se l’effetto di una correzione di colore o di tono applicata ad una nostra fotografia verrà percepita in ugual maniera sul nostro monitor, su quello di un amico o sulle stampe che da quel file eseguiremo.

È capitato anche a voi di non riconoscere i colori dei vostri scatti? Siete interessati a scoprire come mantenere la fedeltà cromatica dal click alla stampa?
Restate con me anche per le prossime puntate e vi accompagnerò in un breve viaggio alla scoperta della gestione del colore, per spiegarvi come fare affinché le vostre immagini possano mantenere colori certi e prevedibili… dallo scatto alla stampa!

Per chi volesse approfondire la conoscenza del mondo di Massimo (Max) Pinciroli lo può fare sul suo bellissimo sito cliccando qui

 

 Data di pubblicazione: settembre-ottobre 2020
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