Lino OlmoLino Olmo nasce a Clusone, in Val Seriana, in una bella giornata di novembre. Il sole, il cielo limpido e l'affascinante contorno delle prealpi Orobiche, già imbiancate di neve, hanno probabilmente influenzato da subito la sensibilità paesaggistico-cromatica di quello che un giorno sarebbe diventato un amante della natura e, in seconda battuta, un esperto fotografo. Ma non un fotografo qualunque. Sin da ragazzo, come molti altri giovani della sua zona, Lino ha una forte passione per le escursioni e per il fuoristrada. In Val Seriana, non dimentichiamolo, sono cresciuti fior di campioni del mondo del cross e della regolarità, quella che oggi chiamano enduro, come Elia Andrioletti, Alessandro Gritti, Ivan Alborghetti, Pierluigi Rottigni, Franco Gualdi, Andrea Marinoni e moltissimi altri, gente che su due ruote artigliate ha portato in alto nel mondo il nome dell'Italia*.

Come tutti gli abitanti di montagna anche Olmo ha la caratteristica ritrosia nel parlare, non perché voglia fare il prezioso, anzi è una persona cordiale ed estremamente gentile, ma perché è tipica di chi ha nel DNA il "fare più del parlare", soprattutto se si tratta di parlare di sé.

osservatoriodigitale: Raccontaci come è nata questa passione certamente insolita.

Lino Olmo: Diciamo che tutto è nato durante le escursioni in alta montagna, dove mi fermavo spesso ad ammirare il panorama, soprattutto quando mi trovavo in vetta. Rapito da tanta bellezza, verso i quattordici anni, ho incominciato a fotografare con una macchina Fuji di cui non ricordo nemmeno il modello. Era ovviamente di mio padre che, per custodirla gelosamente, la nascondeva tra la merce nel suo negozio di merceria. Temeva, prestandomela, che andando in moto per le mulattiere si potesse rompere.

od: La vista che si gode dalle montagne della tua valle è effettivamente bellissima.

LO: Sì, è una valle molto aperta e soleggiata, e quello che vedevo mi rapiva letteralmente. Capii da subito che volevo cercare di catturare quelle emozioni attraverso le immagini che riprendevo. Fino a qui capisco che non ci sia nulla di straordinario perché è quello che accade a tutti i fotografi, ma quello che mi colpì subito fu il desiderio di riuscire a fotografare i paesaggi visti dall'alto. Allora ogni occasione era buona per cercare di raggiungere una vetta sempre più alta, prima con la moto e poi, come si suol dire, gambe e zaino in spalla fino alla cima.

Lino Olmo - Val Camonica

od: Amore a prima vista...

LO: Ho capito che fotografare mi piaceva moltissimo ma, perché potesse diventare una professione, avevo bisogno di qualcosa di più. A quel punto decisi che dovevo imparare da qualcuno di esperto, e così mi iscrissi a dei corsi per amatori in modo da affinare le mie discrete capacità acquisite sul campo. Il vero e proprio inizio dell'attività di artigiano fotografo è avvenuto solo nel 1997. Prima, professionalmente parlando, gestivo un'attività commerciale nel settore dell'abbigliamento, ma alla prima opportunità l'ho abbandonata a favore della fotografia anche se, allora, fu proprio quell'attività che mi permise di fare i primi voli.

È stato verso i trent'anni che fotografare dall'alto è diventato una vera passione; volevo andare sempre più in alto, ne sentivo un forte desiderio. Fu allora che decisi di noleggiare un elicottero, per un'ora, così da provare a fotografare le mie montagne su cui spicca il gruppo della Presolana. Considera che non era facile realizzare qualcosa del genere prima di tutto perché noleggiare un elicottero ha un costo importante e poi non sapevo che cosa sarei riuscito a scattare una volta in volo, visto che non l'avevo mai fatto. L'emozione fu grandissima ma, nonostante fossi distratto da tutta una serie di cose a cui dovevo prestare attenzione, riuscii a concentrarmi sul panorama e il risultato mi piacque a tal punto che mostrai orgoglioso le foto ai miei amici che rimasero, a dir poco, entusiasti. Questo certo fu per me un invito a continuare, a proseguire per una strada che avevo capito fosse quella che volevo percorrere professionalmente.

Lino Olmo - Autostrada Brescia-Piacenza

od: Effettivamente è insolito fare fotografie aeree ma è sicuramente affascinante.

LO: Sì, è verissimo ma, proprio perché è insolito, a volte capita che non tutti sappiano che ci sono queste possibilità, e anche chi avrebbe bisogno di foto aeree magari pensa che ci si debba rivolgere a chissà quali strutture e allora rinuncia. Adesso è tutto più semplice, la gente mi conosce, lavoro da tanto tempo, mi sono specializzato ma agli inizi è stata dura, più difficile certamente che intraprendere la carriera di "normale" fotografo. I costi per volare in elicottero sono elevati, per questo bisogna essere molto scrupolosi nell'affrontare varie problematiche come, ad esempio, accertarsi delle condizioni atmosferiche che, spesso e soprattutto in montagna, tendono a essere molto variabili. Poi, a volte, sono necessarie delle ricognizioni per identificare e "inquadrare" il soggetto da riprendere. In parole povere ogni volta che vai in volo devi essere bravo a capire subito quello che vuoi portare a casa come risultato, lavori in condizioni talmente complesse che è come se ti imponessero di girare una scena che dev'essere sempre "buona la prima", come si dice al cinema.

Tornando ai tempi delle sperimentazioni, ogni tanto (quando potevo permettermelo) salivo in volo fotografando territori sempre più vasti. Vedevo però che l'interesse per il mio lavoro delle  persone a cui mostravo le immagini realizzate cressceva di volta in volta e, sommato alle emozioni che provavo, questo mi spinse a fare il salto di qualità, a prendere la decisione di trasformare quella che era una passione personale in un lavoro, nella mia professione.

Idea che divenne realtà anche grazie a un articolo, che trovai su una rivista francese, che parlava di immagini aeree realizzate per il mercato della pubblicità industriale e per gli enti pubblici per la valorizzazione e promozione del territorio.

Lino Olmo - Monte Isola

od: Che materiale utilizzavi allora per le foto?

LO: All'inizio utilizzavo una Canon EOS 5 analogica, già molto avanzata come funzionamento e molto popolare tra i professionisti dell'epoca, con tre obiettivi fondamentali, il 16-35mm, un 24-70 e un 70-200, che sono praticamente gli stessi che utilizzo ancora oggi.

od: Passare al digitale sarà stato un sollievo per il tuo lavoro...

LO: Infatti. Il passaggio al digitale è stata la conseguenza naturale per il mio tipo di fotografia visto il numero considerevole di scatti per ogni volo e la necessità di avere un riscontro immediato di ciò che stavo riprendendo. Ho cominciato con una Canon 5D e, ultimamente, le mie compagne di lavoro sono le Canon EOS 5D Mark II. Rispetto a prima, la possibilità di vedere subito quello che hai scattato ti aiuta  molto. In volo non hai certo il tempo per stare a studiare con precisione una foto ma ti puoi rendere conto subito se è il caso di fare un altro passaggio per scattare di nuovo un particolare. Prima, se sbagliavi qualcosa, purtroppo te ne accorgevi quando eri già in studio: da questo punto di vista il digitale  ha rappresentato sicuramente un grande vantaggio in più.

Iseo Torbiere ©Lino Olmo

od: Esistono dei vincoli o delle limitazioni alle riprese aeree?

LO: Certo, ci sono aree che non è possibile fotografare né sorvolare, come le zone militari o altre ritenute sensibili per la sicurezza nazionale; ma il tipo di fotografia aerea che faccio io prevede soggetti per la maggior parte dei casi privati oppure grandi panoramiche di zone turistiche e panoramiche naturalistiche. Ci sono tuttavia degli obblighi da rispettare. Fino a pochi anni fa era obbligatorio inviare una copia di ogni immagine al Ministero dei Trasporti (s.i.o.s.) perché venisse autorizzata. Questo proprio per evitare che, involontariamente, venissero pubblicate fotografie di materiale riservato. È facile, in un Paese come l'Italia, sorvolare installazioni militari o segrete senza rendersene conto perché ce ne sono un po' ovunque, soprattutto in alta montagna. Oggi le procedure sono state snellite parecchio e tante autorizzazioni non sono più richieste. Per i voli però utilizzo abitualmente elicotteri che hanno l'autorizzazione ministeriale per la fotocinematografia aerea.

Lino Olmo - Pianura Padana

od: Che tipo di elicotteri utilizzi?

LO: Quelli che trovo sul luogo dove devo svolgere il servizio. Di solito si utilizzano quelli piccoli a due posti, per una questione di praticità oltre che di contenimento dei costi. Basta togliere lo sportello laterale dal mio lato e, con una semplice imbragatura di sicurezza, posso fare tutte le foto che voglio. Tuttavia, a volte, trovo anche elicotteri più grandi ma per me non è mai un problema adesso. All'inizio dovevo vincere anche un po' il timore di volare - soprattutto perché non lo si fa quasi mai in modo lineare ma sempre inclinati - ma oggi, con tante ore di volo alle spalle, non è più un problema.

od: Chi sono i tuoi clienti "abituali"?

LO: Inizialmente, come ti dicevo prima, le grandi aziende e gli enti pubblici. Oggi questi ultimi, cioè i comuni, i parchi naturali e le comunità montane, rappresentano la maggior parte del lavoro, insieme agli studi d'ingegneria e di architettura che fanno largo uso della fotografia aerea per lo studio del territorio. Anche questo è un segno dei tempi: in passato si ricorreva a questo tipo di ripresa solo in occasione della realizzazione di grandi opere, come le dighe, per fare un esempio; oggi, invece, si utilizzano le foto dall'alto anche solo per contestualizzare un progetto grafico tridimensionale sviluppato al computer, per dare realismo al progetto stesso.

Tra l'altro io cerco di realizzare le fotografie in modo personale: infatti la maggior parte delle mie immagini ha un'inquadrata obliqua, non cartografica, per non appiattire il soggetto e poter apprezzare in maniera maggiore i particolari.

od: I lavori più avvincenti?

LO: Negli anni ho fotografato moltissimi soggetti, ma quelli che mi hanno coinvolto maggiormente sono stati i voli per riprendere i comuni del lago di Garda. Anche le riprese di tipo industriale, però, continuano ad appassionarmi: ho appena terminato un servizio in Valtellina per la Galbusera, la nota azienda di biscotti, ed è stato entusiasmante. Agli inizi della mia carriera ricordo con grande piacere che iniziai a fotografare le zone industriali nel mantovano, e anche quelli sono scatti che ricordo con grande piacere.

Lino Olmo - Brescia

od: Che tempi e aperture usi?

LO: Di solito scatto a 100 o 200 ISO con un tempo di un millesimo di secondo, utilizzando il 24-70 come ottica di base.

od: Come decidi le inquadrature? Ti vengono spontaneamente o ti prepari prima?

LO: A un certo punto diventa tutto quasi automatico. A forza di fotografare ho imparato velocemente tecniche e inquadrature. Nonostante ciò quando sono in volo scatto tanto, magari anche mille scatti, proprio perché mi entusiasma farlo. Una caratteristica che mi contraddistingue - a detta dei miei clienti e di chi mi conosce - è la velocità con cui riesco a portare a termine un incarico: credo sia senza dubbio una questione di esperienza ma sono fermamente convinto che anche la componente di passione giochi un ruolo importante. Come in tutte le professioni se quello che fai oltre a sentirlo come un dovere ti piace farlo, senti che ti appaga a livello interiore, allora tutto diventa più facile.

Manerba del Garda ©Lino Olmo

od: Come si è trasformata la tua vita professionale?

LO: Negli ultimi anni, vista l'esperienza nella fotografia e le crescenti esigenze dei clienti, ho creato uno studio dove un team di lavoro si occupa di comunicazione grafica e multimediale così da seguire il ciclo di vita delle immagini in modo completo e offrire agli stessi clienti una gestione globale per la loro immagine.

* Non meravigliatevi di tutta questa conoscenza del mondo del cross e della regolarità. Il nostro direttore è stato un grandissimo appassionato di quel tipo di gare durante la sua adolescenza, tanto da trascorrere, appena possibile, i suoi pomeriggi nei campi di cross intorno a Milano.

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