Editoriale

Ottobre 2017, Anno XI, Numero 8

Ezio Rotamartir

 

Cinque terre ©Trey Ratcliff per osservatoriodigitale di ottobre 2017, n.o 83

Quando meno te lo aspetti accade qualcosa che ti fa capire che il mercato è ancora vivo, spesso sonnecchiante, ma pronto a regalarti nuove emozioni sotto forma di prodotti oppure attraverso scelte che, di colpo, sembrano attirare l'attenzione di tutti.

Sto parlando di qualcosa che è accaduto nello scorso mese di settembre, praticamente al rientro in ufficio quando tutti eravamo ancora, chi più chi meno, in quel limbo che ci teneva sospesa la mente tra le vacanze e il lavoro. Due comunicati stampa annunciavano l'arrivo di altrettanti prodotti, sembravano due come tanti ne abbiamo visti in questi anni mentre, invece, hanno suscitato un entusiasmo, ormai inedito, in tutta la redazione.

Vorrete sapere di che cosa sto parlando perciò vi accontento subito. Uno è un corpo macchina e l'altro è un illuminatore. Vi basta?
No, lo sapevo. Ve l'ho scritto così perché, a prima vista, potrebbero sembrare proprio due prodotti "normali" di case top come tante mentre questa volta si tratta di due esempi di realizzazioni straordinarie, frutto di una ricerca e sviluppo davvero degna di nota. La prima è la Nikon D850 mentre il secondo prodotto è il Profoto A1, entrambe, ripeto, capaci di far cadere in errore anche l'occhio più abile, il giornalista più attento o il critico superficiale; questi due prodotti sono qualcosa di davvero speciale, che merita tutta l'attenzione possibile, almeno da parte di chi, come noi, cerca di trasmettere un'informazione il più posibile corretta e onesta.

Come ho e abbiamo avuto modo di dire e scrivere negli ultimi tempi Nikon non ha certo brillato per la affidabilità di alcuni suoi prodotti (D610, D750) che hanno subito l'onta dei multipli richiami a causa di alcuni difetti che ne hanno reso tribolata la vita (e l'esistenza dei loro proprietari): a un certo punto dev'essere giunto un ordine dall'alto nel quale si intimava al dipartimento R&D di studiare qualcosa che provocasse uno shock al mercato delle reflex digitali. Non sappiamo quanto tempo è trascorso da allora ma la D850 è sicuramente la risposta tangibile a quell'ordine. Presto sarà oggetto di un test, sicuramente particolare, anch'esso inedito, capace di sviscerare le caratteristiche peculiari di questa fotocamera ma vi basti sapere che se la prendete in mano e cominciate a studiarla un po' sarete turbati al punto di mettere in dubbio le qualità della vostra macchina attuale, fosse pure (udite udite) una Canon o una Sony di ultima generazione.

Discorso quasi identico lo farei per l'A1 di Profoto che è la più piccola ma potente luce da studio portatile che l'azienda svedese abbia mai prodotto. Farsi trarre in inganno dall'A1 è la cosa più semplice che possa capitare poiché – a prima vista – sembrerebbe un normale flash a slitta, uno di quelli chiamati comunemente speedlite, come tanti: niente di più sbagliato perché, mai come in questo caso, l'apparenza inganna.
Realizzato in un corpo compatto e portatile l'A1 ha effettivamente anche un attacco che permette di montarlo sulla fotocamera ma le similitudini con i flash a slitta terminano qui. Invece della solita unità luminosa rettangolare l'A1 ha un fronte circolare e incorpora un'unità di controllo remoto per tutti i flash Profoto così da permettergli di pilotare, oltre ad altri A1 anche gruppi di B1 e B2. Ne parleremo anche qui in un test dedicato ma questo vi basti a "drizzare le orecchie" a proposito di tutti e due gli oggetti dei quali vi ho parlato, due veri e propri "game changer" come li ha subito definiti il nostro prode Steed Kulka.

Verrebbe da dire che allora, quando vogliono, le case produttrici sanno ancora come stupirci; mi torna alla mente quell'adagio dei tempi di scuola, quando le maestre dicevano ai genitori in trepida attesa sull'andamento scolastico dei propri pargoli "l'alunno potrebbe fare di più ma non si impegna..."

Buona lettura!

Ezio Rotamartir