Robert DoisneauPalazzo delle Esposizioni, a Roma, commemora il centenario della nascita di un grande fotografo: Robert Doisneau. E lo fa con la mostra “Paris en libertè” (dal 29 settembre 2012 al 3 febbraio 2013). Il titolo non è  stato scelto a caso perché Doisneau è Parigi, una Parigi ormai scomparsa ma che è esistita e che ritroviamo reale, tangibile ed eterna nei suoi scatti.

Doisneau si avvicina giovanissimo alla fotografia e nel 1934 è assunto alla Renault come fotografo industriale, ma dura poco perché viene licenziato per assenteismo e francamente, col senno di poi, non c’è molto da stupirsene: Doisneau è infatti uno dei più grandi rappresentanti della fotografia umanista e i suoi soggetti più cari sono i parigini, sono cioè un’umanità che le sue fotografie, anche se in bianco e nero, mostrano variopinta e profondamente umana, ben lontana dunque dalla freddezza dei macchinari industriali.

Robert Doisneau Doisneau è anche legato a uno dei più grandi poeti francesi, Jacques Prevert: i due erano uniti da un’amicizia profonda che fra le altre cose trovava radici proprio nell’amore che entrambi avevano per la Ville Lumiere e soprattutto per i quartieri più periferici della loro affascinante città. Come scrive giustamente André Pozner in un libro appena uscito in Francia (“Robert Doisneau, comme un barbare” , Lux éditeur),  “gli scatti che ritraggono Prevert ci mostrano un fotografo e un poeta e il loro modo di andare insieme incontro a Parigi”.  Entrambi erano interessati all’umanità e a ciò che è umano, a volte anche troppo umano, però, riguardo a Doisneau, quando alcuni lo definivano  “populista”,  lui sottoscriveva la boutade di Prevert: “L’umanismo è come i sacrifici umani, è umano.  Quello che mi interessa, ciò che amo veramente, sono le donne, i bambini, gli uomini…”.  E donne, bambini e uomini sono immortalati nelle sue foto: fanciulli colti nell’attimo dei loro giochi di strada, uomini intenti nelle loro attività quotidiane di venditori ambulanti, ragazze e ragazzi immortalati in atteggiamenti teneri.

Robert Doisneau non è però stato sempre uno dei più celebri fotografi francesi e anche mondiali, la sua fortuna è iniziata solo nel 1974 quando, dopo aver esposto in una Galleria di Tolosa, cominciò ad ottenere i primi riconoscimenti diventando da quel momento in poi uno dei  più riprodotti al mondo. Come ogni cosa, anche il successo ha il suo rovescio della medaglia: la notorietà delle sue fotografie indusse la coppia di innamorati del “Bacio davanti all’Hotel de Ville” (una delle più celebri al mondo nell’immaginario collettivo del XX secolo) a chiedere i diritti per quello scatto e ciò portò anche alla luce il fatto che i due erano stati fotografati non per caso ma su espressa richiesta di Doisneau: lì per lì, questo potrebbe far  evaporare tutto il romanticismo che c’è attorno a quell’immagine; inoltre sapere che Françoises Bonnet, quarant’anni dopo quel bacio, vendette per  più di 150mila euro la copia della foto che Doisneau le aveva inviato autografata potrebbe letteralmente uccidere tutta la poesia… forse, o forse no, perché un’opera d’arte - e le fotografie di Doisneau lo sono per una serie di motivi, non ultimo il fatto che vengono esposte nei più importanti musei del mondo- sopravvive a tutto, anche a sé stessa.