Test

Fujifilm GFX 50s

ODLab

Ancora una volta una fotocamera medio formato alla ribalta di osservatoriodigitale che, da sempre, dedica volentieri e con passione grandi spazi a questo mondo che si diceva in estinzione...

Fujifilm GFX ritratto di famiglia - OD87

C'è sempre da sorridere e, puntualmente lo facciamo in redazione, ogni volta che arriva una nuova fotocamera medio formato: abbiamo sempre e ancora negli occhi e nelle orecchie il vaticinio di quel manager italiano che, all'alba di un PhotoShow meneghino di inizio decennio, disse che il medio formato sarebbe morto definitivamente di lì a un paio di anni (grazie all'eccelsa qualità dei prodotti della casa che lui rappresentava). Ancora una volta siamo invece qui a sorridere della poca lungimiranza di alcuni manager che, come quello, hanno non poco aiutato questo mercato ad affossarsi e, al tempo stesso, a guardare con ammirazione come questo tipo di fotocamere riscontri i favori del pubblico e del mercato.
Dal Photokina 2016, quando venne mostrata come prototipo, fino ai giorni nostri, quando sta già incontrando un grande successo tra una serie di professionisti che la usano quotidianamente, ecco che anche da noi arriva la Fujifilm GFX 50s, la più nobile delle mirrorless di casa.

Presentata tra momenti di entusiasmo e altri di diffidenza, è stato chiaro sin da subito l'intenzione che la casa giapponese che negli scorsi anni ha voluto percorrere in modo intenso la strada delle fotocamere senza specchio, era quella di fare un passo avanti rispetto al mercato e alla concorrenza, saltando completamente la grande "palude" delle reflex a pieno formato, per andarsi a posizionare là sopra, nel magico mondo che fu del 6x6, oggi ridotto in digitale a un più agile 6x4,5, il medio formato, appunto. Fu proprio il presidente di Fujifilm a presentarsi sulla ribalta di Colonia davanti a una fitta platea di giornalisti proveninenti da tutto il mondo, per dire che la fotografia vera ha bisogno di luce e quel tipo di luce la può catturare solo un sensore più grande del 24x36 e... voilá, ecco la nuova carta vincente, con tanto di road map, in stile Fujifilm, per lo sviluppo di ottiche e accessori.

Da allora, come al solito verrebbe da dire, tutto ciò che è stato promesso è stato mantenuto e il mondo GFX cresce e crescerà ancora, proprio per trasformare quello che poteva sembrare un esercizio di stile in un'arma commerciale notevole.
Non che la concorrenza sia stata a guardare ma, dal canto suo, Fujifilm non ha certo deluso le aspettative.

Fujifilm GFX 50s - OD87
Iniziamo però a parlare delle caratteristiche tecniche di questa fotocamera pensata e costruita sulla base del grande sensore CMOS da 43,8 mm x 32,9 mm capace di una risoluzione di ben 51,4 megapixel. A supporto della grande mole di dati prodotta è stato inserito un processore d'immagine altrettanto potente, un chip dedicato denominato X-Processor Pro, che presiede alle funzioni di gestione delle immagini, del loro contenuto cromatico e sovraintende alla scelta del valore ISO da utilizzare (se impostato sulla modalità automatica): la gamma dei valori è compresa tra 100 e 12800 (espandibile a 50 – 102400), valori un tempo letteralmente impensabili per una medio formato. Da subito, usandola, ci si rende conto dell'ottima qualità delle immagini scattate anche in presenza di luce scarsa: ci si stupisce di quanto sia facile trovarsi a scattare con ISO 12800 e ottenere foto che ancora possono essere utilizate, prive o quasi di rumore. Il discorso cambia un po' per quanto riguarda la messa a fuoco che resta un po' il punto debole delle mirrorless di casa, nonostante siano stati fatti passi da gigante al riguardo: la GFX 50S non è da meno e, con poca luce, a volte fatica a mettere a fuoco correttamente, almeno non in modo rapido ma, crediamo non sia questo il punto cruciale che fa scattare l'acquisto di una fotocamera come questa.
La risoluzione a 14 bit e una gamma dinamica altrettanto ampia (14 stop) permettono alla GFX di assicurare all'utilizzatore immagini di grande profondità e con una resa cromatica a dir poco eccellente, a patto che si voglia lavorare un po' sulla comprensione a fondo dei parametri  e sulla eventuale personalizzazione dei numerosi tasti funzione che trovano posto sul corpo macchina. Diciamolo subito: trovarsi a passare da una DSLR tra le più note e utilizzate dai professionisti (come le onnipresenti Canon 5D oppure la nuova Nikon 850) a una fotocamera come questa comporta un tempo di apprendimento e di personalizzazione dei comandi non indifferente. Detto questo ci si troverà a utilizzare una fotocamera capace di scattare in formati d'immagine diversi che vanno dal "solito" 4:3 al rapporto quadrato 1:1, oppure ancora 65:24, 5:4, 7:6, 3:2 e l'ormai immancabile 16:9. La GFX 50s è in grado di scattare anche raffiche di 3 fotogrammi al secondo e girare video in FullHD 1080p fino a 29.97 fotogrammi al secondo ma non credo siano queste le caratteristiche per le quali si sceglie una fotocamera come questa.

Importante, invece, sapere che il corpo macchina (e di conseguenza anche le ottiche dedicate) è stato concepito e realizzato in modo da resistere alla polvere e all'umidità, così da poter essere utilizzato anche in condizioni atmosferiche non ideali al punto che può resistere e funzionare anche a temperature critiche quasi fino a meno ventisei gradi centigradi: una bella sfida anche per l'incolumità del fotografo... Parlando di rapporto tra ottiche e corpo macchina, la distanza di flangia è molto corta, come in tutte le fotocamere prive di specchio, e questo migliora anche l'incisione delle ottiche (tipo GF) montate sul corpo macchina.
Nonostante il corpo sia in lega di magnesio non si pensi di andare in giro a scattare come con una mirrorless qualunque perché si commetterebbe un errore grandissimo: il corpo è piccolo rispetto alle "normali" medio formato ma non piccolissimo. Infatti il dissipatore sul sensore produce uno sbalzo verso l'esterno posteriore che balza all'occhio immediatamente, visto che da una grande profondità all'altrimenti smilzo corpo mirrorless; il produttore ha pensato di inserire in quel punto il display LCD da 3,2" da 2,36 milioni di pixel con tecnologia touch, basculabile e ribaltabile oltre ad alcuni controlli come il selettore della modalità AF, il tasto di riproduzione e quello di cancellazione delle immagini ma la distonia estetica resta.

Guardandola dalla parte frontale, non troppo da vicino, potrebbe trarre in inganno l'osservatore e apparire come una normale reflex Fujifilm: il family feeling è rispettato ma, a partire dalla parte superiore cambiano già molte cose rispetto alle mirrorless APS-C. Non c'è la ghiera di controllo dell'esposizione (ora assegnabile a uno dei tanti tasti) e al suo posto c'è un piccolo, 1,28" di diametro, e forse un po' inutile display LCD in stile PhaseOne che riporta alcuni parametri sui quali è settato lo scatto: niente che non possa essere riportato sullo schermo posteriore o, ancora meglio, sull'ottimo mirino elettronico OLED da 3,7 milioni di punti. Quest'ultimo, grazie a due tastini laterali, può essere rimosso per rendere il corpo macchina più leggero oppure per fare spazio alla sua versione evoluta e opzionale (EVF-TL1) che si gira e si sposta, in orizzontale e verticale, permettendo di inquadrare la scena in posizioni diverse.
Il mirino è collegato al corpo attraverso una slitta dedicata che si innesta sulla slitta flash del corpo macchina, slitta che viene ridondata anche sul mirino stesso, permettendo così l'uso di un flash in ogni situazione.
Tornando alla parte superiore del corpo trovano posto le due ghiere per la regolazione dei tempi e dei valori ISO. La ghiera di regolazione dei diaframmi, ovviemente e come da tradizione Fujifilm, si trova – che meraviglia! – sulle ottiche. Interessante la possibilità di impostare la posizione T (per tempi e ISO) e la posizione C (per i diaframmi) così da poter variare i relativi valori con le rotelle multifunzione poste sull'impugnatura e sul retro del corpo macchina. Parlando di tempi ricordiamo che si possono impostare tempi di scatto che vanno dal 1/4000 di secondo fino all'ora, con l'otturatore meccanico, mentre con quello elettronico si può arrivare a 1/!6000. L'intervallometro permette di scattare fino a 999 immagini con un tempo variabile tra uno scatto e l'altro da 1 secondo a 24 ore oppure impostando un ritardo di scatto fino a 24 ore: quando si dice potersi prendere il tempo necessario...

Spendiamo qualche parola sul sistema di messa a fuoco automatico della GFX. Come abbiamo visto il selettore è sulla parte superiore del profondo rigonfiamento posteriore con il quale si può scegliere la modalità Singola, messa a fuoco Continua e Manuale. Il sistema di autofocus a contrasto di fase si basa su ben 117 punti che, a loro volta, possono essere ulteriormente suddivisi fino a un massimo di 425 così da raggiungere quasi la perfezione nella messa a fuoco di soggetti anche poco illuminati. La selezione del punto principale di messa a fuoco è simile a quello impiegato anche da Hasselblad e può essere gestito direttamente sul display LCD selezionandolo con le dita oppure attraverso il veloce selettore a joystick a destra della guida dell'impugnatura, dove si appoggia il pollice della mano destra.
Tra i meandri dei numerosissimi menu si può impostare anche il riconoscimento automatico dei volti e degli occhi dei soggetti inquadrati così come l'attivazione di una scala della profondità di campo che aiuta molto nella rifinitura della messa a fuoco; in modalità manuale si attiva la modalità di Focus Peaking, che ingrandisce moltissimo l'area inquadrata così da permettere una messa a fuoco praticamente perfetta.

Una caratteristiche delle macchine Fujifilm confermata anche dalla GFX è la superba qualità delle batterie: anche con un sistema complesso e grande (in tutti i sensi) come questo la vita della batteria, da ta dalla casa per circa 400 scatti, è durata oltre il 50% in più garantendo il funzionamento della GFX per tutto il giorno senza problemi. C'è da dire in verità che non è stato utilizzato il sistema integrato di connettività wifi grazie al quale è possibile condividere le immagini scattate con un'unità esterna, tipo computer, tablet o smartphone. È previsto e possibile anche lo scatto remoto collegando via cavo la macchina a un computer utilizzando il software X-Aquire.

Tra le modalità di scatto ce n'è una molto interessante (e tornata molto di moda) che è lo scatto multiplo che permette di realizzare una doppia esposizione mostrando il primo scatto sul display LCD così da poterlo usare come guida per l'allineamento della seconda immagine che si andrà a sovrapporre. Per quanto riguarda le simulazioni delle pellicole, tanto care ai progettisti Fujifilm, anche qui sono disponibili molti effetti che riproducono le gloriose imperfezioni di diversi tipi di pellicole analogiche: de gustibus...
Al fine di scattare con un orizzonte correttamente orizzontale o seguendo con precisione un andamento verticale, è disponibile una livella elettronica visualizzabile sia sullo schermo LCD sia all'interno dello splendido visore EVF.

Le immagini scattate vengono registrate su schede SD alloggiabili nei due slot appositi, sul lato destro del corpo macchina e possono essere salvate in modo continuo (prima su una scheda e, una volta esaurito lo spazio, sulla seconda), su entrambe le schede contemporaneamente (una fa da backup dell'altra) oppure salvando in modo separato i file RAW dai file jpeg.

Conclusioni

Ormai i nostri lettori sono abituati al nostro tipo di test, dettati non dalla fretta di dare le notizie prima di tutti ma di prenderci il nostro tempo per studiare i prodotti, attenderne almeno una minima evoluzione per vedere come si comportano messi a confronto con la realtà e non alla luce dei proclami di marketing. Anche per la GFX 50s è stato così: ormai è un anno che "gira" sul mercato e in alcune occasioni l'abbiamo vista all'opera nelle mani più o meno sapienti di alcuni professionisti.
Ci sono quelli che hanno deciso di passare a questo formato, fino a oggi per molti inavvicinabile a livello di costo, per darsi un tono con i clienti (che spesso non capiscono la differenza tra una stufetta elettrica e uno scanner tridimensionale) mentre per altri si è trattato di una naturale evoluzione che li ha portati scientemente a scegliere il formato più grande preferendolo al "normale" 24x36 o perché già stavano utilizzando le mirrorless APS-C di casa Fujifilm. In entrambe i casi una scelta ponderata, viste anche le dimensioni generose e il peso dell'oggetto in questione. Ci sarebbe anche una terza categoria di fotografi, quella degli oltranzisti della casa giapponese, quelli per cui usare le mirrorless è divenuta una religione da seguire ciecamente, quelli che si sono ritrovati a pieno nell'immagine pubblicitaria dell'uomo fotografo schiacciato dal peso del corredo tradizionale che si libera e ritorna eretto grazie ai corpi macchina leggeri e potenti come l'X-Pro o la X-T, i quali ormai imperversano sui forum decantando le doti di una fotocamera che – riflettendoci – va proprio contro i dettami della loro neo professione di fede. Ma si sa, la mamma degli stolti...

A proposito dell'ingombro e del peso possiamo dire che, sul mercato, c'è effettivamente chi è riuscito a fare meglio: la Hasselblad X1D (qui il nostro recente test), a parità di risoluzione, è molto più agile e ben ingegnerizzata, pur avendo le stesse caratteristiche della GFX. Sento già il popolo di devoti che urla improperi nei confronti dal povero giornalista: ma il prezzo è molto diverso! Non più. Infatti dal recente CP+ di Yokohama, il prezzo della bella svedese si è ridotto, allineandosi a quello della cicciottella giapponese, rendendo così la vita difficilissima a chi si trovi a scegliere la mirrorless medio formato verso cui migrare. È probabilissimo che entro il prossimo Photokina arrivino sul mercato delle evoluzioni più spinte sia di Hasselblad (si parla di una X1D da 100 mpx) sia per Fujifilm (le voci vorrebbero una GFX R più risoluta e veloce rispetto a questo modello ma, per ora, sono solo rumours): magari un nuovo modello potrebbe riportare la svedese distante dalla GFX anche a livello di prezzo, chissà.

La messa a fuoco ogni tanto fa le bizze e poi si scopre che il punto di messa a fuoco si è spostato autonomamente in un'altra zona rispetto a quella in cui era stato posizionato: è un fatto strano, è probabile che sia un bug correggibile dalle prossime release del firmware (ora siamo alla versione 3.0). Degna di nota, invece, la possibilità di registrare delle note vocali fino a 30 secondi mentre si scatta così da rendere più facile l'editing che si andrà a fare in un secondo tempo.

L'esemplare in prova è arrivato in redazione all'interno di un'ottima la borsa HDPR a prova d'urto e anfibia, con lo spazio presagomato per il corpo, tre ottiche e gli accessori di base.

 

Data di pubblicazione: marzo-aprile 2018
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