Scrapbooking

Viaggio nell'autoritratto ai tempi del Covid-19

Laura Cascone

Questi due mesi da quarantena obbligatoria hanno messo a dura prova chiunque, soprattutto i foto amatori. Non è possibile uscire di casa come al solito, prendere la propria macchina fotografica e scattare. Questo è valido per tutti quelli che si cimentano in vari generi fotografici ma in particolar modo per i ritrattisti che in questo momento se sono in casa da soli non hanno nessuno a disposizione da fotografare.

Questi due mesi da quarantena obbligatoria hanno messo a dura prova chiunque, soprattutto i foto amatori. Non è possibile uscire di casa come al solito, prendere la propria macchina fotografica e scattare. Questo è valido per tutti quelli che si cimentano in vari generi fotografici ma in particolar modo per i ritrattisti che in questo momento se sono in casa da soli non hanno nessuno a disposizione da fotografare. Se non sé stessi. Allora perché non dedicarsi all'autoritratto come gesto terapeutico? Frida Khalo, per esempio, ne fece la sua cifra stilistica. Costretta letto a causa di un grave incidente, durante la convalescenza iniziò ad auto ritrarsi realizzando più di 50 dipinti di se stessa utilizzando uno specchio e un cavalletto regalatole dalla madre. Perché non usare questo spazio così dilatato per fare un viaggio di questo tipo dentro di sé?

Un autoritratto, per chi si interessa di fotografia dovrebbe essere un passaggio obbligato, ma anche un gesto liberatorio, un modo di liberarsi da come ci vedono gli altri. L'autoritratto, spesso considerato un gesto di estremo narcisismo, è invece un gesto ribelle, il modo per gettare via una maschera, maschera che tutti i giorni indossiamo e che per un momento possiamo mettere da parte a favore di un autenticità più pura, o finalizzato al nostro modo di vederci.

L'auto ritratto ci aiuta a trovare la nostra cifra stilistica, a esplorare la nostra anima e soprattutto ci permette di testimoniare come stiamo vivendo questo periodo di auto isolamento e di farne un documento per il futuro. Un documento da tenere per sé o da condividere.

Tutti sperimentiamo sentimenti di ansia e depressione o di estrema vulnerabilità, e in questo momento storico così importante anche chi non li ha mai vissuti potrebbe viverli, invece chi li vive già potrebbe vederli amplificati. Allora perché non usare la fotografia come strumento di espressione terapeutica? Trovarsi di fronte a un obiettivo da soli può essere un gesto liberatorio per superare la vulnerabilità, per mettersi a nudo e scoprire parti di sé stessi che non si conoscevano.

Nel momento in cui sto scrivendo questo pezzo non so quando usciremo da questa quarantena e cosa cambierà, so solo che ne usciremo, ma probabilmente saremo un po' diversi, probabilmente con delle antenne più ricettive nei confronti del mondo circostante.

Gli spunti per realizzare un autoritratto uno sono infiniti e qui ne ho voluti elencare alcuni che tutti possiamo mettere in pratica, anche con poco tempo e pochi mezzi a disposizione.

Utilizzate degli oggetti
Gli oggetti ci definiscono, indicano un mestiere, una categoria, sono dunque un simbolo molto forte. Usate oggetti anche simbolici per esplorare i temi legati alla vostra identità, alla vostra cultura, e alla fase della vita che state attraversando, essere autoreferenziali non implica necessariamente essere narcisisti ma è un modo per compiere indagine su di sé in un momento in cui abbiamo tempo a disposizione per farlo.

H. Xu e R. Hasannia - Scrapbooking - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104

Cercate un solo punto di illuminazione
L'illuminazione in fotografia è tutto: serve a congelare momenti, a dilatare il tempo, a creare un atmosfera, a dare corpo a un'emozione. Cercate dunque di volgerla a vostro favore per enfatizzare il vostro stato d'animo. La luce di una finestra può essere perfetta, come quella di una candela di un piccolo abat jour. Volgere la luce a proprio favore serve ad amplificare il vostro stato d'animo, a renderlo visibile all'esterno. Perché non usare solo la luce di una finestra, quella dalla quale per adesso ci stiamo limitando a guardare il tempo che scorre senza poter fare nulla?

J. Kozoski e S. Sashima - Scrapbooking - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104

Mostrate parti del corpo
Chi ha detto che nell'auto ritratto dobbiamo far vedere per forza il nostro viso per intero? L'auto ritratto, non deve per forza mostrare tutto il nostro volto. Basta un dettaglio, un segno riconoscibile, persino una cicatrice per capire che siamo noi ritratti in quella immagine. Giochiamo con le mani, con le parti del nostro corpo, e se vogliamo nasconderci facciamolo pure, anche questo serve ad esprimere lo stato d'animo, quello che sentiamo.

Cristofer Jeschke - Scrpbooking - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104

Volgete la tecnica a vostro vantaggio ma dimenticatevene
La tecnica è una buona alleata per realizzare ottime fotografie ma non vi focalizzate troppo su di essa. L'unica regola in questo semplice esercizio è non avere regole. Giocate con la tecnica ma non vi fissate sui settaggi della macchina. Una doppia esposizione come nell'esempio sotto può fare al caso nostro se ci sentiamo in una fase di sdoppiamento, o se non ci riconosciamo. La tecnica va utilizzata a proprio favore ma il miglior modo per rappresentarsi in maniera autentica e veritiera è metterla da parte per un attimo e sperimentare.

Adrian Swancar - Scrpbooking - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104

Interagite con l'ambiente
Utilizziamo l'ambiente per dare forma al nostro essere. Una stanza, l'ambiente circostante non sono solo un fondale sul quale appoggiarci. Un ambiente ordinato o disordinato, essenziale o elaborato ci definisce. La nostra abitazione e il modo in cui interagiamo con gli spazi della nostra casa o se lo abbiamo: di un nostro studio o laboratorio ci identificano in qualche modo. Francesca Woodman per esempio è una delle artiste che con i suoi autoritratti ha maggiormente giocato con l'ambiente circostante, sperimentando con i mobili, le stanze, addirittura la carta da parati strappata ha creato un linguaggio tutto suo. Quindi: non dimentichiamoci dell'ambiente ma interagiamo con esso in maniera proficua.

Francesca Woodman - Scrpbooking - osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104

Aiutatevi con le superfici riflettenti
Se non abbiamo modo di appoggiare la nostra macchina su un supporto, inquadriamoci nelle superfici riflettenti. Un vetro, uno specchio, le lenti di un paio di occhiali ci aiuteranno a “vederci meglio” e a rappresentarci. La maggior parte dei fotografi del Novecento si è ritratta in questo modo, non è una novità, ma chi dice che per fare una buona fotografia non si possa replicare in modo originale qualcosa di già fatto? Vivian Maier si è ritratta innumerevoli volte in vetrine e specchi con dei risultati sempre diversi e di grande effetto e che osservandoli oggi ci fanno capire meglio qualcosa della sua personalità.

Guardarci attraverso un auto ritratto è come scoprire una parte della nostra anima, può essere un mezzo per l'auto analisi molto forte e per il superamento di momenti difficili. Auto ritrarsi permette inoltre a ciascuno di prendere confidenza con la propria immagine e studiandone i volumi e le forme di migliorare la propria tecnica che poi potremo impiegare quando scatteremo un ritratto ad un 'altra persona. Sintonizzandoci sulle nostre emozioni saremo più ricettivi quando dovremo fotografare un altro soggetto.

Prendiamoci questo tempo per indagare, capirci, metabolizzare delle sensazioni, sperimentare per avere occhi nuovi. Di tempo ne abbiamo: usiamolo bene.

 

 Data di pubblicazione: maggio-giugno 2020
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