L'immaginatore

Dormivo. Sognavo

Gabriele Dardanoni

Dormivo. Sognavo. Ero per strada. Un giorno qualunque, un giorno di sole e con temperatura primaverile. Ma nel sogno qualcosa non tornava...

Milano immaginata 02 – ©Gabriele Dardanoni per osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104
 
Dormivo.
Sognavo.
Ero per strada. Un giorno qualunque, un giorno di sole e con temperatura primaverile.
Ma nel sogno qualcosa non tornava.
 
Le strade deserte o quasi, tutti i negozi, salvo pochissimi, chiusi.
Teorie lunghissime di marciapiedi quasi del tutto vuoti, semafori attivi ma niente macchine in attesa del verde. Sembrava una festa di quelle speciali, quando la città si svuota del tutto, quando la città perde significato e la gente non c’è.
Ma non era una festa, non era un giorno speciale, era un giorno qualunque.
Eppure vedevo il vuoto.
Sognavo, forse.

Piazza Maggiore Bologna – ©Stefano Zuppiroli per osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104
Le poche persone a vista non avevano volto. Meglio lo avevano ma io non potevo vederlo. E quel poco che potevo vedere aveva lo stesso volto. Solo gli occhi, tutti con una espressione spaurita, ma senza emozioni visibili, che i tratti del volto erano nascosti.
Ero per strada e camminavo senza una meta precisa.

Via Augusto Righi Bologna – ©Stefano Zuppiroli per osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104
Da qualche parte vedevo code di gente. Code ordinate di singole persone in attesa paziente. Tanti singoli che aspettavano senz’altra emozione che una composta attesa.
Nessuno gesticolava, nessuno cantava, nessuno mostrava la rabbia o la gioia: solo pazienza, quieta pazienza di un tempo immobile.
Che mondo stranissimo. Che tempo sospeso!

Piazza Duomo deserta, Milano – ©Eramio Zorritta per osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104
 
Ero in strada e nemmeno io avevo la fretta di un impegno pressante, quello di tutti i giorni per sbrigare un impegno. Anche io avevo tutto il tempo del mondo e non pensavo a sbrigarmi, non pensavo nemmeno al dopo, solo al momento. Che se anche fosse stato eterno non mi importava, non avevo nulla da fare. O forse si, avevo qualcosa da fare ma non mi importava di finire il mio compito, non mi importava di scrutare il futuro.
Ogni tanto una macchina. Stranamente senza nessuna urgenza, a velocità moderata. E niente sgommate o frenate, solo un procedere a velocità contenuta, con un ordine strano, come se non ci fosse una meta o se mai dovesse essere presente una meta non fosse importante.
Il tempo, a quanto vedevo, non era nemmeno un parametro in una città fatta di spettri senza gioia, senza nemmeno sofferenze, senza lo spirito vitale attivato. Viva eppure morta, attiva eppure inerte, popolata eppure dormiente.
Nella stranezza del sogno guardavo senza troppo interesse. E improvvisamente mi accorsi che mancava qualcosa, c’era poco di tutto ma qualcosa mancava del tutto.

Via dell'Indipendenza Bologna – ©Stefano Zuppiroli per osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104
 
C’erano cani a passeggio ad alzare la zampa per fare pipì, con padroni svogliati, nessuno strattone, nessuna urgenza di compiere il sacro dovere per i loro cagnetti.
Non tornava per niente.
Non era normale e qualcosa mancava.
Mi accorsi con tristezza che mancavano i bimbi.

Milano immaginata 01 – ©Gabriele Dardanoni per osservatoriodigitale di maggio-giugno 2020, n.o 104
Nessun bambino che corre, nessun ragazzino col suo monopattino, nessuna altalena che ondeggiava o scivolo con la coda di bambini in attesa della discesa veloce.
Quando mi accorsi che non c’erano bimbi fui preso da una tristezza pesante, da una oppressione totale. Ma paziente, moderatamente ordinata.
I parchi deserti, le piazze svuotate, nessun capannello. Un sogno stranissimo.
No, non era un sogno, era Milano al tempo del Covid.
Non stavo dormendo, era stamane, un giorno qualunque al tempo del Covid.

 

 Data di pubblicazione: maggio-giugno 2020
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