L'Armonia Nascosta

Perché l'Armonia?

Giorgio Di Maio

Le conclusioni dell’introduzione all’Armonia nascosta aprono un nuovo ambito di ricerca fotografica per ‘giungere a una vita sotto il segno della gioia’.

Ora so qualcosa. Se continuerò a ricercare, domani saprò di più. In questa prospettiva gli articoli fino ad oggi pubblicati nella presente rubrica costituiscono una introduzione all’Armonia nascosta, per offrire spunti a un nuovo spazio di ricerca fotografica del quale si sono tracciate le presenze ritenute necessarie, primo fra tutti il carattere etico-sociale. Resta la consapevolezza di un orizzonte aperto e senza fine.

Una nuova fotografia, che abbia come suo specifico tema la ripresa dell’armonia, per definizione capace di convivere con le altri e differenti forme di indagine fotografica ed artistica. L’armonia implica infatti il riconoscimento della diversità e si sostanzia nell’equilibrato rapporto tra diversi.

Per Eraclito l’Armonia nascosta è la profonda Unità del tutto, laddove gli opposti sono la medesima cosa. Il divenire si svolge secondo il logos, una legge che da unità alle cose. La realtà cambia rimanendo se stessa. Tradotto in termini di ricerca fotografica, andare ad investigare l’Armonia nascosta significa provare a dare testimonianza dell’immutabile nel reale, con foto di cose diverse, in luoghi diversi, in tempi che non potranno che essere diversi per l’inarrestabilità del divenire.

Non solo dunque la bellezza, il reportage, la pubblicità, la moda, etc. Ma anche l’armonia.

Una fotografia dell’armonia è quella raccolta da “uno sguardo che attraversa lo spessore degli oggetti e delle immagini, … coglie qualcosa che sta nello stesso tempo dentro e fuori il dato fenomenico”, usando le parole scritte da Filiberto Menna, nella sua prefazione alla raccolta di tutti gli scritti di Mondrian, per descrivere lo sguardo del pittore olandese sul boulevard.

Prosegue Menna: “L’occhio non rinuncia alla gioia sensoriale del percepire, ma è soprattutto un occhio della mente che vede le parti e il tutto, i frammenti e l’unità, il mutevole e il permanente, il movimento e la quiete… Anche Baudelaire… aveva compreso che la realtà moderna non è ciò che è stabile, finito, monumentale ma che la metamorfosi quotidiana delle cose impongono all’artista… di tirar fuori l’eterno dal transitorio”. (1)

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Dopo Cezanne, alla luce della teoria della pura visibilità di Fiedler per il quale “Il valore artistico di un’opera d’arte non ha a che fare col suo grado di bellezza né col suo contenuto di pensiero [...] Quanto è universalmente valevole, … il suo contributo alla conoscenza”, a seguito dell’ Einfuhlung di Lipps e del successivo volume ‘Astrazione ed Empatia’ di Worringer, le avanguardie dei primi del 1900 hanno operato una radicale rivoluzione nell’arte figurativa, allontanandosi dalla rappresentazione del reale per sperimentare un diverso uso di linee, colori, forme e geometrie sino ad arrivare all’astrattismo di Mondrian che ricerca la forma pura attraverso l’uso di giusti rapporti tra colore e misura, per tradurre “con maggior forza il ritmo cosmico che fluisce in tutte le cose”.

Ma se la pittura crea l’armonia che dipinge sulla tela, la fotografia è chiamata invece a non sostituirsi alla pittura ma ad adempiere alla sua primitiva funzione che rimane quella documentativa, cosi come non può esistere architettura senza funzione. La fotografia dell’armonia nascosta deve dare testimonianza di presenza di armonia nel reale che ci circonda, come sopravvivenza magica e misteriosa, evitando gli eccessi di deformazione e di post-produzione che possono portare a risultati estranei al momento reale che, con le attuali tecnologie, resta oggi congelato nel file digitale e poi stampato.

Camminando per i luoghi, il fotografo dell’armonia nascosta entra in contemplazione del reale, in momenti di estasi creativa nei quali vede le parti ed il tutto; ha conoscenza tecnica ma innanzitutto è consapevole del carattere bidimensionale dell’oggetto finale: la fotografia. La realtà tridimensionale in cui si muove viene perciò elaborata dalla mente che non guarda gli oggetti nel loro fenomeno ma negli elementi linguistici che li costituiscono quali linea, colore, forma, posizione, valore. Eliminando il contorno si estrapola nell’inquadratura una struttura, ossia un insieme di elementi organizzati secondo dipendenze interne: l’armonia si realizza in uno stato di quiete, nell’equilibrio di rapporti equivalenti.

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Perché l’armonia?

Perché l’armonia è un valore assolutamente universale che trova la sua ragione di essere nella diversità della quale costituisce l’unione equilibrata. Armonia è nell’essere d’accordo dell’individuo con ciò che lo circonda, un suo simile o l’interiorità.

L’armonia è valore accettabile dalla cultura laica e dal credente, perché nell’equilibrio ottenuto attraverso l’equivalenza dei rapporti stabilisce l’uguaglianza di valore: ciascuna parte è essenziale alla costituzione del tutto, della struttura, del quadro armonico.

L’armonia è scientifica perché è proporzione, è matematica. Di ordine matematica sono le formule per definire i fenomeni naturali scoperti.

L’armonia è pacifica: non giudica l’altro diverso per trasformarlo in uguale a sé. Con il diverso si connette per lavorare all’unità. L’armonia non giudica, invece collega.

Per armonia può anche intendersi il concretarsi nell’Unità dell’oggettivo e del soggettivo, dell’universale e dell’individuale.

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Ma cosa spingeva Mondrian ad andare alla ricerca della forma pura? Quale era il fine della sua ricerca? Innanzi tutto occorre dire che per Mondrian “L’arte, però, si costituisce come modello di una attività libera non solo sul piano dell’opera concreta, ma anche (e forse ancora di più) al livello dei suoi procedimenti di formazione... La pratica dell’arte si presenta come un’attività che ha in se stessa le proprie motivazioni e i propri fini... La pratica dell’arte ricorda per analogia il gioco dell’infanzia…” (1) E, citando il filosofo Schoenmaekers amico di Mondrian: “L’unica e ininterrotta opera della creazione è gioco. Anche noi giochiamo, noi essere umani” (1)

Tuttavia l’artista olandese avverte di lavorare per la felicità degli altri, “qui e ora, su questa su questa terra”; ricerca per “giungere a una vita sotto il segno della gioia”.

Ringraziando Osservatorio Digitale per lo spazio dedicato all’introduzione dell’Armonia nascosta quale nuovo ambito di ricerca fotografica, si vuole perciò concludere questa serie di articoli con un estratto, in parte già riportato precedentemente, dello scritto di Piet Mondrian dal titolo Realtà naturale e realtà astratta / Trialogo, allorquando la figura Z., il Pittore astratto-realista, dice alla figura X., il Profano: “Ancora una volta, se l’uomo cerca di armonizzare il suo ambiente con il carattere della sua forza vitale…dovrà necessariamente cercare il rinnovamento. E quando la dualità di quella forza sarà arrivata ad un maggiore equilibrio, il puro equilibrio diventerà la sua espressione. Quando l’uomo nuovo avrà ricreato la natura in ciò che egli stesso è, cioè natura e non-natura in rapporto equilibrato, allora l’uomo, e anche lei, avrà riconquistato, trasformandosi nell’uomo nuovo, il paradiso sulla terra!”.


1 – Filiberto Menna, Mondrian Tutti gli scritti, Ed. Mimesis

 

 Data di pubblicazione: maggio 2017
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