Giorgio Di MaioNella società contemporanea, in progressiva e naturale evoluzione, la fotografia è diventata l'attività che più di ogni altra accomuna gli uomini, la più praticata da individui di ogni provenienza geografica e di qualunque età, appartenenza culturale, sociale ed economica. La fotografia è oggi anche strumento necessario per lo svolgersi di qualunque lavoro dell'uomo, compresa la cura della sua salute. Questa condizione della fotografia la rende, al contempo, estremamente potente o di uso banale. Edward Weston, pur partendo da altri presupposti e con altri intenti, già dal principio del secolo scorso aveva preconizzato: "I vecchi ideali crollano da ogni parte, e la precisa intransigente visione della macchina fotografica è già, e lo sarà sempre di più, una forza mondiale per la rivalutazione della vita". Indubbiamente oggi la fotografia è il linguaggio che consente più di tutti la comunicazione di qualunque messaggio, grazie alle possibilità di una rapida, facile diffusione e per la sua universale comprensione, legata alla sola visione senza alcuna necessità di traduzione.

E se la rivoluzione psichica prodotta dalla fotografia è dagli esiti ancora incerti e non si è sviluppata nel senso positivo annunciato da Weston, si deve prendere atto che la fotografia è lo strumento indispensabile per l'inverarsi di qualunque progetto di cambiamento. Al pari della fotografia, forse più o forse meno di essa, probabilmente c'è solo il video.

Andare alla ricerca dell’armonia nascosta presente nella realtà, e documentarne l’esistenza attraverso la fotografia, ha dunque un suo primario ambizioso obiettivo: mostrare che nel contingente è ovunque presente ‘qualcosa’ fatto di equilibrio, purezza, tranquillità, che noi percepiamo come tale ed la cui esistenza ci sollecita a una ‘Gioia di vivere’ in armonia con gli altri uomini e con il mondo.

La Gioia Di vivere è uno dei più celebri dipinti di Henri Matisse, germinale del successivo La danza che rappresenta “una sorta di richiamo alla spiritualità che spesso si perde nella frenesia di questi tempi. I soggetti danzanti, perciò, delineano ... Una variabile in costante mutamento, dinamica. è un gioco di equilibri e tensioni; il cerchio è sinonimo di rotazione, sia essa del pianeta intero o del ciclo vitale di ogni individuo, delle emozioni che lo pervadono. Il suggerimento di Matisse richiama il concetto filosofico del positivista Henri Bergson, che concepiva lo slancio vitale come «azione che di continuo si crea e si arricchisce», cioè forza motrice dell’esistenza stessa.” (*)

Per Matisse “vedere è già un atto creativo” mentre “Lo sforzo che ci vuole per liberarsene ( dalle abitudini acquisite, dove cinema, pubblicità e riviste ci impongono ogni giorno un cumulo di immagini già predisposte),esige una sorta di coraggio; e questo coraggio non può mancare all’artista, che deve vedere ogni cosa come fosse la prima volta“.

Henri Matisse - La danza

L’occhio che va alla ricerca dell’armonia nascosta presente nel reale diventa allora un occhio che con la sua osservazione e per il fine cui mira, si svuota di ogni Giudizio: non il bello e non il brutto; non il progresso e non la decadenza; non il giusto e non l'ingiusto; e nemmeno l'Arte. Piuttosto un porsi di fronte alla realtà con assoluto distacco, semmai con sguardo giocoso, al fine di sviluppare la capacità di immergersi nel flusso, accogliendo la quiete del perpetuo scorrere di tutte le cose, per percepire ogni cosa nascere e, ad ogni istante, rinnovarsi con esse.

Il maestro del colore Matisse scriveva ancora “Desidero che l'uomo stanco, oberato e sfinito ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità". Testimoniando con le foto l’armonia nascosta nel reale si vuole allontanare l’uomo dalla strada dell’estraneazione e lo si sollecita a riflettere, a riprendere attenzione per il semplice e l’essenziale, per ricondurlo alla spontaneità della vita nel suo libero, elementare e incessante fluire. Senza timore di apparire banali, con il coraggio di essere autentici.

*Matisse: La Danza, Bergson, e L'Obiettivo Essenziale Scritto da Elena Pititto.

Data di pubblicazione: giugno 2016
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