Al tradizionale brindisi redazionale con cui abbiamo dato il benvenuto al 2016 ci eravamo detti che saremmo entrati in un anno chiave per il settore del medio formato. Un pronostico non difficile, considerando la quantità di preannunci, di dichiarazioni rilasciate in occasione di interviste, di concretizzazione di promesse.

Aspettavamo in particolare le mosse di Hasselblad, incamminatasi con il nuovo management lungo una strada diretta a rilanciarla dopo gli errori strategici degli ultimi anni: un vero e proprio piano quinquennale che il CEO Perry Oosting ha più volte delineato pubblicamente a grandi linee e che - anche grazie all'ampliamento del dipartimento ricerca e sviluppo, arrivato oggi a contare cinque volte  il numero delle persone presenti a inizio 2015 - avrebbe avuto in quest'anno di Photokina i primi risultati visibili a livello di prodotto. Puntualmente, agli inizi di aprile è arrivato l'annuncio della nuova piattaforma H6D, frutto di una riprogettazione complessiva e inizialmente declinata in due fotocamere integrate da 50 e 100 megapixel. A giugno, poi, il "colpaccio" con la presentazione della primissima medio formato mirrorless, la X1D, frutto di una strategia mirata ad accrescere il potenziale mercato di Hasselblad restando fedeli alla tradizione e alla specificità del marchio: una netta sterzata rispetto al recente passato, quando il precedente management aveva inteso perseguire l'allargamento della clientela attraverso il rebranding stilistico di fotocamere Sony ottenendo i risultati che ben sappiamo.

La X1D ha già avuto l'effetto di richiamare intorno al marchio Hasselblad un grande interesse, specialmente da parte dei molti fotografi rimasti finora esclusi dal medio formato per una questione di prezzi. Certo, la nuova mirrorless Hasselblad non è economica in termini assoluti - 7900 euro più IVA, solo corpo - ma decisamente più accessibile rispetto ai sistemi H, entrando monetariamente in diretta competizione con la Pentax 645Z fatte salve le ovvie differenze intrinseche tra reflex e mirrorless in termini di tecnologia ed ergonomia. Né deludono le scelte effettuate sul fronte delle ottiche: per il nuovo attacco XCD, che debutta con un 45mm f/3,5 e un 90mm f/3,2 (rispettivamente equivalenti a 35mm e 71mm nel formato full frame 36x24), è stato realizzato un anello adattatore opzionale che permette di utilizzare gli obiettivi con attacco H così da favorire l'acquisto della X1D come secondo corpo (o in sostituzione di modelli molto datati) di chi ha già investito nei sistemi Hasselblad "tradizionali".

Hasselblad X1D | Osservatorio Digitale

La X1D potrà essere provata presso i rivenditori Hasselblad da fine luglio per essere quindi commercializzata da settembre. Il prototipo che abbiamo potuto sperimentare in anteprima ci ha confermato un'eccellente cura produttiva, estetica e di bilanciamento dei pesi, mentre i lunghi tempi di accensione e una scarsa fluidità del mirino elettronico dovranno essere verificati sui modelli definitivi ben sapendo che le fotocamere di pre-produzione mancano di ottimizzazione in numerose aree funzionali. L'interfaccia utente imperniata sul display touch posteriore, a richiamare quanto avviene sui sistemi H, è invece un elemento suscettibile di preferenze personali in particolare sul campo, lontano dalla tranquillità dello studio, per quanto occorra riconoscere il buon livello di leggibilità e reattività dell'interfaccia già in fase prototipale. Molto gradito l'accorgimento grazie al quale si può far rientrare "a scatto" la ghiera delle modalità di ripresa all'interno del corpo dell'apparecchio in modo da evitare variazioni involontarie del selettore.

Il ritorno di Hasselblad sulla scena dopo qualche anno di appannamento ci offre alcune conferme e indicazioni circa il mercato del medio formato in genere. Innanzitutto, l'affermazione definitiva della tecnologia CMOS: dopo i primi timidi approcci attraverso dorsi con CMOS opzionale, ecco che oggi questo tipo di sensore equipaggia per default sia le nuove H6D e X1D che la Phase One XF100 (per quanto i dorsi XF IQ3 siano disponibili anche con il tradizionale CCD) e la già citata Pentax 645Z. Come sappiamo, CMOS significa consumi energetici inferiori, risoluzioni più elevate, velocità di raffica più alte, costi di produzione più bassi e miglior predisposizione per le riprese video: tutto questo può dire molto sulle intenzioni future delle Case produttrici.

La scelta del CMOS va letta nel più ampio contesto di rinnovamento delle piattaforme: Hasselblad H6D, allo stesso modo della Phase One XF, rappresenta infatti ben più di un "normale" ciclo di rinfresco di prodotto, essendo piuttosto il frutto di un'attività di riprogettazione profonda per ottenere sistemi moderni capaci di restare competitivi a lungo in un mercato che promette di aumentare la frammentazione di nicchia, l'individualizzazione delle esigenze e persino il numero di concorrenti.

E proprio l'arrivo della prima "contaminazione" tra medio formato e tecnologia mirrorless inaugura ufficialmente una nuova categoria di fotocamere che promette interessanti sviluppi nel prossimo futuro essendo non solo un modo per i produttori high-end come Hasselblad di estendere il proprio pubblico con proposte dai costi inferiori al solito, ma all'opposto del mercato anche un veicolo di crescita in direzione della fascia professionale per talune Case che hanno sposato il mirrorless come alternativa per non restare schiacciate dal duopolio reflex Canon/Nikon. Ma di questo avremo senz'altro modo di parlare più avanti.

Cambiando invece argomento e parafrasando una vecchia pubblicità, potremmo dire che nella fotografia digitale la potenza dell'hardware non è nulla senza il controllo offerto dal software. Questo si concretizza su due fronti: innanzitutto quello del firmware integrato negli apparecchi, la cui parte visibile è rappresentata dall'interfaccia utente (elemento non trascurabile nell'ergonomia complessiva di una fotocamera) ma che, come un iceberg, nasconde la parte sostanziale di sé nell'intelligenza che gestisce le varie funzioni e automazioni fotografiche, e nella velocità con cui riesce a farlo. Il secondo fronte è invece quello dello sviluppo digitale, componente essenziale per valorizzare al meglio la resa dell'immagine attraverso la demosaicizzazione e la "digestione" dell'intero patrimonio di informazioni fornite tanto dal sensore quanto da tutti gli altri elementi della piattaforma hardware circostante.

Phocus 3.0 | Osservatorio Digitale

Più è sofisticata una fotocamera, più delicata si rivela la scelta del software di sviluppo digitale o postproduzione: un'applicazione programmata con poca cura o conoscenza dell'apparecchio è in grado di neutralizzare in un sol colpo tutte le specificità che quell'apparecchio propone. Da qui il nuovo impulso dedicato da Hasselblad allo sviluppo di Phocus che, con l'uscita della versione 3, sembra segnalare l'intenzione della Casa svedese di investire su questo prodotto con maggior convinzione rispetto al passato.

Phocus continua a essere disponibile gratuitamente per tutti, anche se il supporto dei formati RAW non-Hasselblad è disponibile solamente in ambiente macOS tramite le librerie Apple lasciando gli utenti Windows con la sola possibilità di importare immagini JPG (poco utile ai fini dello sviluppo digitale) o TIFF. Sarà proprio l'eventuale introduzione di un engine di demosaicizzazione proprietario a confermare la reale intenzione di Hasselblad di competere anche su questo fronte con i cugini danesi di Phase One e del loro Capture One Pro.

Capture One Pro 9.2 | Osservatorio Digitale

Capture One Pro di cui proprio a giugno è stata rilasciata la versione 9.2, una "point release" che si è concentrata soprattutto - oltre che sull'immancabile neutralizzazione dei bug - sulla razionalizzazione e velocizzazione del workflow nella consapevolezza del fatto che per un fotografo professionista non è importante solamente l'aspetto funzionale (poter ottenere un certo effetto) ma anche quello temporale (quanto velocemente lo si può fare). Grande attenzione dunque nella versione 9.2 alle modalità di selezione delle immagini, dei set e delle collezioni; possibilità di personalizzare completamente le scorciatoie da tastiera, tasti cursore inclusi; miglioramento della fedeltà colore nei file TIFF rispetto ai RAW originali; ed estensione della creazione dei livelli con maschera mediante selezione del colore a tutte le immagini selezionate in un certo momento.

Se la strada scelta da Hasselblad per allargare la propria presenza e visibilità di mercato passa per un apparecchio mirrorless, Capture One Pro è lo strumento che viene tradizionalmente usato da Phase One per avvicinarsi a nuove categorie di potenziali clienti e mantenere alta la visibilità del marchio. Da qualche tempo questo avviene anche per mezzo di un evento itinerante denominato Stand Out Photographic Forum, appuntamento che riunisce appassionati e professionisti in una giornata di workshop, test, demo prodotto e networking informale. A fine aprile questa manifestazione ha fatto tappa anche a Milano grazie alla collaborazione con Mafer e la presenza tra gli sponsor di Wacom e Canon (per la parte stampa). Al SuperStudio 13, già cornice dell'incontro con David LaChapelle di due anni fa, si sono susseguiti di fronte a circa 200 partecipanti gli interventi di noti fotografi. Solo qualche esempio: Giulio Rustichelli, che ha spiegato tutti i buoni motivi per utilizzare uno sfondo bianco e qualche trucco del mestiere per farlo in modo efficace e creativo; Alberto Maccagno, che ha condiviso aneddoti e dietro le quinte di alcuni scatti mozzafiato realizzati in giro per il mondo; Mauro Martignoni, un passato in Polaroid e un presente come fotografo pubblicitario, che ha proposto un fashion shooting dal vivo con una modella abbigliata in modo davvero particolare; e a proposito di fashion come non citare anche Giampaolo Sgura, uno dei più affermati fotografi di moda del momento a livello internazionale, che ha ispirato il pubblico con la propria storia raccontata in toni di grande understatement e familiarità.

Stand Out Photographic Forum Milano 2016 | Osservatorio Digitale

Eventi come lo Stand Out Photographic Forum permettono a una platea più vasta di entrare a diretto contatto con il mondo del medio formato, tradizionalmente imperniato intorno a demo individuali o eventi per addetti ai lavori e quindi di accesso oggettivamente più difficile per l'appassionato o il professionista non ancora introdotto. Anche questo dunque è un segnale di come il settore si sia incamminato su un percorso di allargamento del mercato destinato a regalarci diverse sorprese nel prossimo futuro. In occasione del Photoshow del 2013, un esperto product manager di un'importante Casa giapponese ci aveva predetto, di fronte alle difficoltà in cui si stavano dibattendo allora molti produttori di medio formato a partire dalla stessa Hasselblad, che nell'arco di tre anni questo segmento sarebbe scomparso cedendo definitivamente il passo alle reflex 35mm. La risposta del settore è stata invece un rilancio molto più ampio e profondo di quanto si potesse forse immaginare allora: trascorsi quei fatidici tre anni possiamo guardare con rinnovato ottimismo e interesse alle prossime mosse del medio formato.

Data di pubblicazione: luglio 2016
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