Il mese scorso avevamo iniziato a dare uno sguardo alle ultime novità riguardanti il vasto campo delle schede di memoria Secure Digital (SD) prendendo spunto dall'opportunità di aggiornare lo scenario di questo settore che Osservatorio Digitale aveva originariamente pubblicato nel 2009. In questa seconda parte affrontiamo i formati utilizzati su dispositivi di fascia medio-alta e professionale: la grande famiglia che riunisce gli standard CompactFlash, CFast e XQD, compreso un intruso che ha tutte le carte in regola per mandarli in soffitta.

Se le schede SD si avvalgono di contatti superficiali che consentono di contenere le dimensioni del supporto fisico, nelle situazioni di utilizzo più difficili dove le vibrazioni potrebbero influire negativamente sull'affidabilità delle operazioni di lettura e scrittura si può comprendere la scelta dei progettisti dello standard CompactFlash di ricorrere invece ai contatti a pin: questa caratteristica, insieme alla superiore capacità di memoria resa possibile da questo formato, ha contribuito a posizionare tradizionalmente le schede CompactFlash nel segmento più alto del mercato fotovideo facendole ritrovare tutt'oggi all'interno di prodotti professionali. Il rovescio della medaglia risiede nella relativa delicatezza dei pin presenti all'interno dell'interfaccia CF delle fotocamere, che sconsiglia cambi di scheda affrettati o troppo frequenti.

A proposito invece di capacità, il limite di 137GB fissato dallo standard CF4.0 è stato superato dalle specifiche CF5.0, che lo hanno portato teoricamente a ben 128 petabyte, ovvero 128 milioni di gigabyte. Da notare come il mercato attualmente proponga schede CompactFlash fino alla capacità di 512GB, quindi è prevedibile che possa trascorrere un po' di tempo prima di raggiungere la barriera dei 128PB.

Scheda CompactFlash UDMA 7 prodotta da Lexar | Osservatorio DigitalePer quanto riguarda le classi di velocità, queste vengono solitamente specificate secondo le prestazioni dell'interfaccia Parallel ATA (PATA) implementata sulla scheda ed espresse con la sigla UDMA (Ultra DMA o Ultra Direct Memory Access).

Le modalità oggi più diffuse sono UDMA 5 (100 MB/sec), UDMA 6 (133 MB/sec) e UDMA 7 (167 MB/sec), quest'ultima introdotta dallo standard CF6.0, il più recente. Anche qui, come già avevamo visto accadere con le schede SD, i produttori aggiungono spesso l'indicazione "x" che esprime un multiplo di 150 KB/sec. Una scheda "800x UDMA 7" come quella raffigurata qui a fianco è dunque in grado di trasferire 120 MB/sec attraverso un'interfaccia teoricamente capace di reggere fino a 167 MB/sec.

Logo VPG | Osservatorio DigitaleNella stessa immagine è visibile anche, in basso a destra, il disegno di un ciak cinematografico con il numero 20 all'interno: si tratta dell'ennesimo logo di settore, relativo in questo caso alle specifiche Video Performance Guarantee (VPG) Profile riservate alle schede CompactFlash. La specifica VPG Profile 1, come in questo caso, garantisce la capacità della scheda di supportare trasferimenti dati in scrittura fino a 20 MB/sec in modo sostenuto, un'indicazione essenziale per chi deve acquisire video e vuole quindi avere la certezza di una velocità continuativa e non solo di picco.

Logo CFast | Osservatorio DigitalePer raggiungere velocità superiori ai 167 MB/sec bisogna lasciare il mondo del bus Parallel ATA per passare al più performante Serial ATA (SATA), il cui utilizzo all'interno delle schede di memoria è regolato dalle specifiche CFast. Questo standard è attualmente regolato da due versioni: CFast 1.1, che supporta trasferimenti fino a 300 MB/sec attraverso l'interfaccia SATA-II; e la più recente CFast 2.0, che adotta l'interfaccia SATA-III per poter arrivare fino a 600 MB/sec di velocità. Per avere un termine di paragone rispetto alle attuali offerte CompactFlash, ricordiamo come Lexar abbia preannunciato all'inizio del 2014 una serie di schede CFast 2.0 3333x (500 MB/sec) VPG-65.

Vale la pena ricordare sempre che i formati CompactFlash e CFast, anche se entrambi ideati e controllati dalla CFA (CompactFlash Association), sono incompatibili tra loro, almeno dal punto di vista dell'interfaccia fisica.

Logo XQD | Osservatorio DigitaleSempre nel portafoglio delle specifiche gestite dalla CFA, anche se originariamente sviluppato da una collaborazione tra Nikon, SanDisk e Sony, esiste un terzo formato di scheda: XQD, che nella versione 2.0 adotta l'interfaccia PCI Express 3.0 con la capacità teorica di trasferire fino a 1 GB/sec. Le schede XQD sono attualmente utilizzate nelle Nikon D4 e D4s, oltre che all'interno di alcuni camcorder 4K di fascia sia professionale che consumer prodotti da Sony; e per ora la produzione di schede XQD pare essere limitata a Lexar e Sony - quest'ultima tra l'altro con un modello in grado di raggiungere i 180 MB/sec in scrittura.

CFast e XQD sono attualmente in lizza per conquistare il privilegio di sostituire, nell'arco dei prossimi anni, il formato CompactFlash considerato ormai - salvo impreviste svolte tecnologiche di grande rilievo - destinato a cedere il passo di fronte a dispositivi che, tra alte risoluzioni foto/video, alte cadenze di scatto o frame rate e alte frequenze di campionamento audio, richiedono la movimentazione di volumi di dati sempre crescenti a parità di unità di tempo. Il mercato ha dimostrato più e più volte come l'affermazione di uno standard tecnologico non dipenda esclusivamente dalle sue qualità intrinseche, essendo piuttosto la combinazione di una serie di fattori che comprende praticità, costo e - banalmente - numero e calibro delle aziende produttrici che lo sostengono. In questo momento CFast e XQD hanno ancora una adozione limitata in ambito fotovideo, con un lieve vantaggio complessivo da parte di CFast grazie alla diffusione avvenuta nel settore delle applicazioni industriali e, conseguentemente ai maggiori volumi di prodotto trattati, al prezzo relativamente più basso rispetto a XQD.

In realtà il vero vincitore potrebbe essere un altro: il formato SSD (Solid State Drive), ovvero gli hard disk a stato solido che stanno facendosi prepotentemente largo in campo informatico continuando ad aumentare le capacità supportate, diminuire i prezzi e migliorare l'affidabilità. Basate anch'esse su memoria flash, le unità SSD sono già prodotte in abbinamento con interfacce SATA-III e PCI Express 3.0, condividendo quindi le caratteristiche del bus di CFast e XQD; in ambito video vengono già utilizzate sulla Red Epic secondo una scelta che ha inizialmente generato scontento per gli alti prezzi e le basse capacità delle unità SSD disponibili, ma che dovrebbe risultare vincente col tempo approfittando proprio del notevole ritmo di sviluppo che ormai contraddistingue questo segmento di mercato. Lo scenario tratteggiato dai fautori della tecnologia SSD è quello di apparecchi fotovideo dotati semplicemente di un'interfaccia come PCI Express 3.0 e di un alloggiamento generico nel quale poter inserire un drive SSD miniaturizzato (aspetto quest'ultimo non difficile da ottenere, considerando che le dimensioni degli SSD attuali sono mantenute appositamente più grandi del necessario per allinearsi ai formati fisici degli hard disk magnetici tradizionali).

(data di pubblicazione: luglio 2014)