Ogni fotografo, amatore o professionista, ha un posto particolare che lo stimola e lo attrae. Per me, nonostante non sia affatto un amante del gotico e delle storie dell'orrore, uno dei più interessanti è il Cimitero Monumentale di Staglieno a Genova.

Immortalato (!) da molti grandi fotografi (uno fra tutti Berengo Gardin), raccoglie in sé alcune tra le sculture più affascinanti e piene di storia che si possano trovare in un cimitero. Questi luoghi, oasi di pace in città caotiche come Genova, raccontano la storia dei paesi e delle persone che ci hanno vissuto.

Staglieno, ad esempio, parla di una città dalle moltissime influenze: non solo cognomi liguri come Parodi e Bacigalupo, ma molti nomi stranieri già alla fine dell'800.

Genova, Cimitero Monumentale di Staglieno, 2015. Foto di Max De MartinoCome ogni città di mare, Genova ha raccolto immigrati da ogni parte del mondo. E dopo averci vissuto, eccoli a riposare qui, in un ossario, una cappella sulla collina o in una delle tombe ormai coperte dai rovi. Staglieno è una visita indietro nel tempo a scoprire abbandono, storie drammatiche e storie curiose. Staglieno è lo stendardo dell'ipocrisia: le lapidi sono bandiera di donne ovviamente di grande virtù e di uomini sempre generosissimi e di enorme caratura morale.

Racconta di una città che non ha allontanato da sé il cimitero, ma lo abbraccia ai bordi dell'area urbana. Sempre visibile e riconoscibile, lascia a bocca aperta. Per le dimensioni, certo. Per le manutenzioni scarsissime, anche. Tombe aperte, pareti pericolanti, erba che copre gran parte delle lapidi in collina. Ma anche meraviglie della scultura e, come direbbero oggi, dello "Storytelling". Statue di madri in lacrime e figli imploranti: la morte, una volta, era presente come elemento caratterizzante della vita. Oggi invece l'abbiamo allontanata, relegata agli ospedali e nascosta dietro un paravento.

E quando ci capita di incontrarla, non siamo pronti.

Staglieno ci ricorda, in tutta la sua maestosità, che la morte è parte della vita.

Fateci un giro se siete appassionati di fotografia, ma anche se non lo siete. Troverete un'oasi di pace e pensiero. Perché pensare e stare in silenzio sono pratiche che varrebbe la pena riscoprire.

E pensare che prima o poi tutti passeremo da quella parte ci aiuterebbe a vivere meglio il tempo che ci resta, e a fare, forse, una vita (e foto) migliori.


Data di pubblicazione: maggio 2015
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