Il Taccuino di febbraio 2013Con il mese di febbraio si avvicinano settimane che vedranno rinsaldarsi il rapporto (già stretto) esistente tra Milano e la fotografia. Molte saranno le occasioni, a cominciare dalla settimana della moda, che tradizionalmente porta a Milano molti fotografi impegnati a riprendere le sfilate insieme a un gran numero di buyer e giornalisti che, a loro volta, punteranno gli obiettivi su abiti e angoli milanesi. Sarà proprio grazie a tutte queste fotografie che le tendenze di moda verranno scoperte da chi non può vivere l’evento milanese in prima persona. Non meno obiettivi si focalizzeranno sul design che il Salone del Mobile, e soprattutto il Fuorisalone, renderanno Milano protagonista per alcuni giorni riuscendo a coinvolgere angoli, quartieri e strade diverse.

Infine, ancor più strettamente legati alla fotografia, il Photoshow e il Photofestival che, in modi diversi, affronteranno il tema permettendo di vivere la fotografia come immagine e come strumento per ottenerla. Ecco dunque che l’attenzione si è concentrata questa volta su due mostre, entrambe a Milano, che parlano rispettivamente di moda e della città stessa in tutti i suoi aspetti.

Fashion, la moda in mostra a Forma

Glamour e lavoro, impegno e creatività, storia del costume e della fotografia, capacità delle riviste di incidere sul gusto. Tutto questo (e molto di più) è “Fashion” con il particolarmente esplicativo sottotitolo “Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condé Nast”. La mostra, esposta a Milano presso la Fondazione Forma dal 17 gennaio al 7 aprile 2013, è a cura di Nathalie Herschdorfer, che ha avuto per la prima volta accesso agli archivi Condé Nast, unici nel mondo della moda a poter spaziare dagli inizi del secolo scorso fino a oggi grazie alla completa documentazione di quanto pubblicato. Nella sede della casa editrice, a New York, la curatrice si è trovata di fronte a 8 milioni di foto: la selezione non si è presentata semplice. I fotografi erano tutti molto famosi, perché con Vogue hanno lavorato nomi molto noti e spesso per molti anni: valgano per tutti i casi di Irving Penn, che ha lavorato per 60 anni, e Helmut Newton, che ha tenuto una collaborazione quarantennale. Erano tempi in cui si distingueva tra artisti e fotografi che lavoravano per le riviste: le immagini venivano concepite per la pubblicazione, ma il mese successivo erano dimenticate. Molto è dunque cambiato negli ultimi vent'anni, quando anche le foto di moda e i loro autori sono diventati famosi, spesso oggetto di mostre e, ancor più spesso, di ispirazione per altri fotografi. E guardati (e ammirati) da un pubblico ben più ampio rispetto a quello previsto un tempo (il pubblico femminile).

Guy Bordin per Vogue France | Osservatorio DigitaleCome selezionare le foto, dunque? Nathalie Herschdorfer ha deciso di scegliere le prime foto realizzate da fotografi che in seguito sarebbero diventati famosi. La mostra permette dunque di cogliere l’evoluzione della fotografia di moda: si va dalle foto in studio a quelle in posa ma in ambientazioni più ricercate, a quelle scattate nelle strade, per catturare l’attenzione di donne-lettrici in grado di immedesimarsi, ma anche per realizzare immagini uniche piene di contrasti. E, ancora, foto in cui le donne e gli abiti sono protagonisti fino alle foto di oggi, in cui, piuttosto che i dettagli dell’abito, prevalgono glamour, ambientazione, stile, rievocazione di sogni e desideri. Perché la sperimentazione, ieri come oggi, ha sempre avuto un ruolo importante in questo genere fotografico che, come primo scopo, ha quello di far sognare chi guarda. Immortalate sulle foto un tempo erano le attrici, le prime protagoniste di quelle immagini, poi sostituite dalle supermodelle: qualcuna addirittura, come Kate Moss, è colta, nelle foto esposte, alla prima esperienza come modella. Sempre però dietro a ogni foto si può intuire un grande lavoro di preparazione che impegna un intero staff e richiede la collaborazione tra redazione e fotografo, perché l’abito va scelto, completato di accessori e la modella va truccata, pettinata: lo scatto è il momento della consacrazione definitiva. E siccome anche gli strumenti sono cambiati, permettendo di realizzare oggi foto che un tempo non erano possibili, all’ingresso dello Spazio Forma troviamo alcuni video a testimonianza di come oggi la fotocamera permetta soluzioni infinite, ma anche di come l’immagine di moda non sia più solo racchiusa nelle pagine delle riviste e non si rivolga più solo a un pubblico femminile.

La mostra è dunque il racconto di un secolo di evoluzione dell’immagine, della nostra storia e dell’influenza che la fotografia ha avuto sulla vita di tutti i giorni, ma anche di come ha assorbito l’evoluzione del gusto (e anche della tecnologia). Glamour, dunque, ma non solo.

(Sopra: una foto di Guy Bourdin pubblicata sull’edizione francese di Vogue.“Fashion Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condé Nast”.)

A Milano presso la Fondazione Forma dal 17 gennaio al 7 aprile 2013.


Il Duomo di Milano, di Luca Campigotto | Osservatorio Digitale

Milano davanti all’obiettivo di 42 fotografi

È Milano la protagonista della mostra “Prima Visione 2012 - I Fotografi e Milano” che inaugura l'anno espositivo alla Galleria Bel Vedere nel centro del capoluogo lombardo. Bella, fotogenica come mai prima d’ora, la città si fa scoprire in tutti i suoi angoli. Non solo il centro, ma anche la periferia, i giovani che la animano, i suoi abitanti colti in momenti diversi, incontri politici, nuove costruzioni con un fiorire di gru, problemi, difficoltà, ma anche situazioni più divertenti sono stati colti da 42 fotografi selezionati dal G.R.I.N. (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale). Ed è anche un modo per vedere come la fotografia possa fissare una città permettendo di scoprirla con immagini anche differenti tra loro, in grado di esaltare aspetti grafici delle nuove costruzioni, di sfruttare effetti di colore per esaltare i monumenti più famosi e colori quasi inconsistenti per una periferia difficile, affiancando immagini di reportage e altre di soggetto maggiormente politico.

La Bicocca di Milano, di Sergio Dahò | Osservatorio DigitaleMolte sono le considerazioni che possono essere suscitate in chi osserva. La prima, di carattere più strettamente fotografico, riguarda il soggetto stesso: non è necessario percorrere molti chilometri, recarsi in lontani continenti per realizzare immagini di differente carattere in grado di catturare l’attenzione. E, grazie alla tecnologia di oggi, che consente di spaziare dal bianco e nero al colore fino agli effetti, tutto è possibile. Le considerazioni successive riguardano invece Milano stessa, una città che ha bisogno di essere amata dai suoi stessi abitanti, invece molto più propensi ad amori esterofili; proprio per questo ha bisogno di essere difesa, protetta, non oltraggiata con inquinamenti di ogni genere, scelte sbagliate, atteggiamenti di disinteresse o di interesse esclusivamente per il proprio tornaconto. Sono dunque immagini che devono saper parlare agli osservatori, che, a loro volta, possono coglierne tutte le sfaccettature. Della mostra, della fotografia, come della città stessa.

Nelle due foto che abbiamo scelto, Corso Vittorio Emanuele  con un lato del Duomo in una visione affascinante di Luca Campigotto e il gioco grafico delle nuove costruzioni alla Bicocca che il bianco e nero di Sergio Dahò riesce a esaltare. Due immagini molto diverse tra loro, di due angoli altrettanto diversi. Ma Milano è anche questo.

“Prima Visione 2012 - I Fotografi e Milano”
A Milano alla Galleria Bel Vedere dal 25 gennaio al 2 marzo 2013

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