Camilla FerrariLondra è una delle città più fotografate in assoluto e, come capita spesso viaggiando in queste città, un fotografo si trova a confrontarsi con la tradizione fotografica che lo ha preceduto. Quante migliaia di fotografie sono state scattate nella capitale inglese? Come si fa a restituire un’immagine che non sia già stata scattata?

Camminando. Senza sosta. Occhi bene aperti e macchina fotografica pronta ad affrontare tutto ciò che la strada ci offre quotidianamente.

Oggi ho scelto di parlarvi di una fotografia a me molto cara, perché rappresenta esattamente ciò che la fotografia è, secondo me, per un fotografo: un regalo. La fotografia di cui oggi vi parlerò è stato un regalo della strada.

Era una giornata ventosa ma soleggiata, le nuvole nel cielo azzurro creavano dei disegni bellissimi, così ho pensato di raggiungere uno dei luoghi più tipici di Londra per ammirarne lo skyline e fare una piccola pausa dal ritmo frenetica della giornata. Ho deciso quindi di raggiungere uno dei punti più famosi per la vista sulla città, ossia il Waterloo Bridge.

Londra ©Camilla Ferrari 2016

Una volta arrivata sul ponte, accompagnata dal soffiare del vento e dal rumore delle macchine che sfrecciavano sulla strada, ho notato un personaggio molto particolare che osservava – come me – gli edifici all’orizzonte. Era un pagliaccio. Sì, proprio un clown, vestito di mille colori con una parrucca rossa che svolazzava nella brezza.

Ho scattato subito una fotografia, perché di per sé la situazione era già abbastanza pittoresca. Mentre scattavo, però, è successo qualcosa di inaspettato: il clown ha cominciato a correre freneticamente sul marciapiede, attraversando la strada facendo zig zag tra le macchine – rischiando un paio di volte di essere investito –, tenendosi il naso rosso così che non cadesse trascinato via dal vento.

Non potevo perdermi una scena simile! Così ho iniziato a correre dietro di lui, cercando di raggiungerlo, rischiando anch’io di essere investita dalle automobili in corsa… Dopo questo piccolo – ma intenso – inseguimento, ho iniziato a scattare fotografie mentre correvo. La difficoltà stava nel fatto che le macchine continuavano ad interferire nell’inquadratura, inoltre correre e insieme comporre l’immagine mi creava non pochi problemi di coordinazione e concentrazione.

Per di più, il pagliaccio non mi ha di certo reso facile quest’impresa: poco dopo aver iniziato a correre, si è fermato in mezzo alla strada, si è voltato e ha cambiato direzione, e poi di nuovo, con un ritmo completamente casuale. Era una scena surreale, sembrava che stesse recitando la parte in qualche commedia nella sua mente…

Proprio in quel momento, per mia fortuna, due persone stavano attraversando il Waterloo Bridge sul marciapiede più lontano rispetto a me e al pagliaccio, che correva su una striscia di asfalto al centro del ponte: volevo cogliere il momento del passo sia delle due figure sullo sfondo sia del pagliaccio, si trattava di una frazione di secondo, infatti ho dovuto scattare una serie di fotografie prima di riuscire a trovare quella giusta.

Non sono mai stata una di quei fotografi che condannano l’uso della modalità automatica o “program” a favore dell’uso della modalità manuale a tutti i costi. In questo caso, infatti, l’attimo è stato talmente veloce che probabilmente l’utilizzo della modalità manuale avrebbe soltanto complicato la realizzazione dello scatto. Mentre correvo, ho impostato la macchina fotografica che avevo con me – una Fujifilm X100T, leggera e comodissima quando si tratta di street photography – sulla modalità “program” in modo da potermi concentrare unicamente su ciò che stava accadendo, lasciando che la macchia fotografica mi aiutasse a cogliere l’attimo.

Probabilmente, senza questo accorgimento, scattare la fotografia sarebbe stato ancora più rocambolesco di quanto sia già stato…!

Data di pubblicazione: ottobre 2016
© riproduzione riservata

 

 

 

 

 

Cerca su Osservatorio Digitale