Dopo tanti professionisti e figure di spicco nel mondo della fotografia, abbiamo scelto di incontrare e farvi conoscere da vicino un personaggio il cui nome a molti di voi, forse, non farà accendere nessuna lampadina ma che di questo mondo e mercato ne sa molto davvero: parliamo di Guglielmo Allogisi, general manager del settore Imaging di Fujifilm Italia SpA. Adesso già alcuni di voi staranno facendo cenni di intesa, magari pensando alla fotocamera che vi siete comprati o che è ai primi posti della vostra lista dei desideri. Allogisi, come spesso accade quando si arriva al vertice di un’azienda, è un dirigente che ha conoscenze profonde delle dinamiche di mercato ma che non incarna la figura del fotografo amatore. Di questo non ne fa mistero quando ci racconta le fasi salienti della sua carriera.

osservatoriodigitale: Come sei arrivato alla guida di Fujifilm Italia?

Guglielmo Allogisi: Mi piace dire che sono un manager prestato a questo mondo al quale sono giunto attraverso una serie di coincidenze e opportunità, come sempre accade nel mondo del lavoro e non solo. La mia carriera nel mondo commerciale parte da lontano quando ho iniziato a lavorare come sub-agente nella gloriosa Termozeta, un’azienda dell’alto milanese che produceva elettrodomestici ed era una forza a quel tempo. È stata una grande palestra, una gavetta resa forse ancora più “difficile” dal rapporto che avevo con il mio diretto superiore che era mio padre; ovviamente mi assegnava i compiti meno interessanti dal punto di vista del fatturato ma che, con il tempo, mi hanno aiutato ad apprendere molte dinamiche del mercato, qualunque esso sia.

Da li sono passato in Philips Consumer Electronics, un’azienda che aveva un catalogo prodotti sterminato che richiedeva un impegno notevole anche solo per illustrarlo ai clienti. In certi casi era necessario passare l’intera giornata con i clienti più grandi per raccogliere completamente un ordine. Dopo sono passato, per nove anni, in Sharp, un altro colosso dell’elettronica che mi ha permesso di gestire direttamente i rapporti con la grande distribuzione organizzata, un mondo che allora sembrava non potesse mai vedere il tramonto, a differenza di quanto sta accadendo ai nostri giorni con alcune catene famose. Il passo successivo è stato l’ingresso nella divisione digitale dell'allora neonata Fujifilm Italia - era il 2003 - come responsabile del canale multimedia; da quei tempi, quando la divisione era composta da pochissime persone e in un anno passamma da 3 a 37 milioni di euro di fatturato, ne è passata di acqua sotto i ponti fino al 2009, quando c'è stata una grande riorganizzazione a partire dalla casa madre. Sono state create delle Business Division e sono diventato il responsabile del settore imaging, quindi delle nostre amate fotocamere e ottiche.

od: Direi una carriera interessante…

GA: Senza dubbio e soprattutto la possibilità di “frequentare” un mondo che si è rivelato una grande scuola; ho sempre avuto la fortuna di lavorare con persone competenti e in ambiti commerciali dove i prodotti che rappresentavamo erano sulla cresta dell’onda; da una parte può sembrare facile ma ti assicuro che avere a che fare con un mercato “vorace” comporta delle assunzioni di responsabilità notevoli, considerando che nella maggior parte dei casi i prodotti arrivano dall’altra parte del pianeta ed è necessaria una pianificazione rigorosa per poter soddisfare le esigenze del mercato interno. Talvolta mi sono trovato a gestire richieste di prodotto che erano fino a sei volte superiori ai numeri che ci eravamo prefissati in azienda. Capita ancora oggi di trovarsi a gestire un articolo particolarmente di successo che ti spiazza a livello di vendite: questo accade nonostante oggi si disponga di strumenti informatici complessi di supporto all’approvvigionamento. Per fare un esempio, prendiamo un prodotto conosciuto di Fujifilm, il nuovo obiettivo XF 90, che ha stravolto tutte le aspettative di vendita raggiungendo un picco elevatissimo di richieste che ci ha - fortunatamente - obbligati a mettere in allerta tutto il sistema produttivo e distributivo della casa madre per soddisfare le nostre richieste.

Controllo qualità sulle X100 T

od: Quindi, per dirla come piace a Fujifilm, adesso ricopri il ruolo di Electronic Imaging Business Division General Manager… Insomma sei il capo della struttura qui in Italia, come dicevamo prima. Una bella responsabilità e un bel team da gestire.

GA: Devo e voglio essere chiaro a questo proposito: il gruppo di lavoro che si occupa con me del “mondo fotografico” è un team che è cresciuto negli anni e si è affiatato in modo pazzesco, al punto che, ogni volta si rende necessario far crescere l’organico si lavora per trovare qualcuno che sia “compatibile”. È capitato di incrociare persone che avrebbero dato ancora più risalto a una posizione grazie alla loro conoscenza del mercato e dei prodotti ma il rischio di farle entrare in un gruppo così ben rodato era quello che corrono molte squadre sportive quando acquistano un fuoriclasse: spesso accade che quello pensi a giocare per sé e non per e con la squadra. Alla fine spesso i risultati non vengono e, visti i tempi, non abbiamo certo bisogno di fare passi falsi.

od: Mi sembra che con i prodotti che oggi Fujifilm ha sul mercato questo rischio non sia così evidente.

GA: È vero ma la questione non è così semplice. Oggi il prodotto conta molto ma non bisogna mai dimenticare chi sei; Fujifilm ha una grande storia nella fotografia e non solo, ma si è dovuta e voluta reinventare e l’ha fatto con una serie di prodotti innovativi che, al tempo stesso, hanno spiazzato il mercato. Nel momento in cui tutti parlavano di full frame per le fotocamere, noi ci siamo presentati non solo con un sensore nuovo di dimensioni tipo APS-C ma addirittura realizzato con uno schema nuovo differente dal Bayer tradizionale. Una scelta che poteva apparire come un salto nel vuoto e che si è rivelata vincente. Il sensore X-Trans e la sua tecnologia sono frutto di studi approfonditi a livello sia tecnologico sia commerciale. La casa madre ci tiene molto a sentire l’opinione di tutti ed è per questo che periodicamente ci si trova in Giappone non solo per discutere i budget e le previsioni di vendita per l'esercizio successivo ma anche per discutere e confrontarsi su nuovi temi che sono alla base dello sviluppo dei prodotti. Si è discusso anche recentemente sulla necessità o meno di sviluppare un prodotto full frame, vista anche la risonanza che l’argomento ha sui social dove si parla di fotografia e soprattutto dei nostri prodotti. L’idea alla fine è stata accantonata anche se questo non significa che la ricerca non vada avanti così da continuare a portare innovazione e soddisfazione sul mercato e ai nostri clienti. Fujifilm non è certo un colosso come alcune case concorrenti ma si è ricavata un suo spazio e, credo, il rispetto del mercato e dei clienti che hanno imparato ad apprezzare le scelte e la serietà che tutti ci mettiamo nel fare al meglio il nostro lavoro.

Fujifilm Headquarter Tokyo

od: Non dev’essere stato effettivamente facile. Ricordo le prime prove con le fotocamere col nuovo sensore X-Trans quando arrivarono in redazione. La X100 e poi la X-Pro 1 erano già prodotti che emanavano grande fascino ma che avevano un file RAW che nessuno dei maggiori programmi riusciva a convertire. E poi c’era un parco ottiche praticamente inesistente. Siete stati bravi a rendere pubblico il piano di sviluppo degli obiettivi XF nel tempo.

GA: Proprio così ma, in questo, devo dire grazie ancora una volta a tutto il team che si è speso, sia nel marketing sia con i nostri instancabili manager di prodotto, che hanno supportato da una parte i rivenditori, e dall’altra i primi clienti che hanno creduto nei nuovi prodotti. Il risultato è che oggi, parlando ad esempio della X-T 1, abbiamo un prodotto che viene utilizzato anche da fotografi professionisti oltre che dagli amatori evoluti con risultati che sembravano impossibili, addirittura in campi di applicazione impensabili. Potremmo raccontare moltissimi aneddoti anche solo a proposito delle dimensioni del corpo macchina che venivano giudicate troppo contenute per un apparecchio professionale. Professionisti come Gianluca Colla o Max De Martino hanno decisamente infranto questa barriera di reticenza tra i loro clienti quando quelli hanno visto la qualità dell’immagine finale: purtroppo ancora oggi vince l’idea che a fotocamera grande corrisponda una qualità dell’immagine migliore ma, come i tempi ci stanno insegnando, non è più sempre così. Inoltre in Giappone non stanno mai con le mani in mano e ancor meno pensano di riposare sugli allori: basta guardare che cosa hanno fatto rilasciando l'ultimo aggiornamento firmware (versione 4.0, ndr) per la X-T 1 che ha trasformato la fotocamera in qualcosa di praticamente nuovo. Questo ci rende non solo orgogliosi per la grande qualità dei prodotti che vendiamo ma ci permette di avere anche il supporto e il rispetto dei nostri clienti, un rispetto che noi diamo loro da sempre. Non vorrei sembrare troppo enfatico dicendo queste cose ma quotidianamente riceviamo attestati di stima sia dai nostri rivenditori che dai nostri utilizzatori, tra l’altro chi non volesse credere alle mie parole può semplicemente frequentare un po’ i forum dove si parla di fotografia e di Fujifilm per capire “l’aria che tira…”.

od: A proposito: che aria tira nel mercato in generale, dal tuo punto di vista, inteso come Fujifilm Italia?

GA: La situazione generale la conosciamo tutti e sarebbe sciocco dire che va tutto a gonfie vele; se dovessi parlare solo dei numeri direi che nell’anno fiscale che si è concluso lo scorso 31 marzo c’è stata una lieve flessione, che considerata la brusca frenata delle compatte è fisiologico mentre dal punto di vista delle CSC (le mirrorless con il sensore X Trans, ndr) e delle ottiche registriamo un incremento che è rispettivamente di due volte per le prime e tre volte per le seconde rispetto ai risultati dell’anno precedente. Grande successo l'hanno ottenuto i modelli X-T 1 e X-E 2 ma c'è ancora richiesta anche per le X-M 1, così come tra le ottiche ha esordito alla grande lo zoom 18-135. Questo ancora una volta grazie anche a un pubblico maturo che ormai arriva ai nostri prodotti dopo essersi informato su tutto: non si accontenta più dei consigli dell’amico o del negoziante di fiducia ma vuole sapere tutto del prodotto che va ad acquistare. Una parte fondamentale l’ha giocata anche la formazione che abbiamo fatto e continuiamo a fare sul territorio nazionale con i nostri eventi mirati a diffondere e a far conoscere le qualità dei nostri prodotti, gestiti dai nostri Specialisti di prodotto molto preparati e disponibili. Non voglio certo essere io a dire che le fotocamere digitali reflex abbiano fatto il loro tempo ma sostengo con vigore l’avvento di un nuovo paradigma che sicuramente Fujifilm con i suoi prodotti ha cercato di affermare. Devo tra l’altro sottolineare l’umiltà con cui il team di sviluppo giapponese si sottopone periodicamente ai pareri e alle critiche dei dieci maggiori X-Photographer mondiali per proporre loro delle novità e ascoltare i loro suggerimenti al riguardo. Da li nascono i nuovi prodotti così come dall’ascolto, attraverso i social, dei commenti e delle discussioni degli utilizzatori. C’è davvero la volontà di soddisfare le esigenze dei fotografi e di dare loro sempre qualcosa di più come, ad esempio, è avvenuto quando si è voluto portare la tradizione cromatica della pellicole Fuji all’interno delle fotocamere digitali sottoforma di stili proprio per mantenere vive le caratteristiche che furone delle pellicole Neopan, Velvia e così via.

od: Progetti?

GA: Siamo molto contenti del successo dell’X Evolution Tour al punto che, dopo averlo replicato per varie volte, adesso stiamo pensando a una versione 2.0 dove vorremmo finalizzare l’utilizzo delle nostre fotocamere e ottiche alla realizzazione di veri progetti da parte degli utenti, così da far capire al pubblico che si avvicina al nostro mondo di prodotti come funzionano e si prestano a un utilizzo reale. Per quanto riguarda le strategie di mercato abbiamo una chiara coscienza delle nostre possibilità e abbiamo imparato da tempo a contare sulle nostre forze e a ottimizzare tutti gli investimenti in ogni settore, nonché i budget a disposizione. Inoltre abbiamo scelto di lindirizzarci maggiormente  su un canale che fosse in grado di spiegare e promuovere i nostri prodotti, creando così il network dei nostri "Professional Dealer". Si tratta di una rete di 55 partner con un'ottantina di punti vendita che, collaborando con Fujifilm Italia in modo diretto, si impegnano anche a rispettare tutta una serie di criteri qualitativi che riteniamo fondamentali, al fine di garantire benefici per i clienti e per i rivenditori stessi.

I progetti sono sempre in evoluzione, sia a livello di casa madre i cui frutti li vedremo nel corso del 2016, sia come filiale italiana. Il pubblico è abituato al fatto che siamo sempre in movimento e sa che non tarderanno ad apparire nuove iniziative a loro dedicate (mentre si svolge l'intervista è in corso in molte città d'Italia l'X Evolutiom Tour a supporto della promozione Cash Back in atto, in molte città d'Italia, ndr).

X-T 10 l'ultima nata in casa Fujifilm

Allogisi è una persona schietta e simpatica che ama chiacchierare senza mai cadere in considerazioni banali. Ci è piaciuta molto la battuta che ha fatto nel corso dell'intervista a proposito della congiuntura che coinvolge tutto il mondo e che tocca direttamente i manager che devono relazionarsi con il mercato facendo i conti con le proprie possibilità. "Per i manager di domani – dice Allogisi sorridendo – gli atenei dovrebbero prevedere di inserire nel piano di studi dei corsi di magia, così che possano imparare a realizzare il doppio del fatturato con la metà del budget rispetto all'anno precedente".

Data di pubblicazione: luglio 2015
© riproduzione riservata

Cerca su Osservatorio Digitale