"All work and no play makes Jack a dull boy” è un proverbio inglese che ha come significato il fatto che se si lavora solamente, senza svago, non si hanno grandi risultati. Questa frase, ripresa anche da Stanley Kubrick in Shining e tradotta, nella versione italiana, in una frase di senso opposto, ossia “Il mattino ha loro in bocca”, è oggi più che mai vera.

Ad un evento organizzato da AlbumEpoca, azienda che stampa i fotolibri per i miei Clienti, e al quale ho partecipato come relatore, ho chiesto quanti tra gli oltre 120 colleghi in sala avessero un progetto fotografico personale svincolato dal lavoro. Ha alzato la mano non più del 10-15%. Il mio intervento era orientato a come creare un proprio brand, ritagliandosi una nicchia di mercato e superare così la crisi. Ma mai avrei creduto che solo una percentuale così bassa continuasse a fare il foto-amatore (nel senso di colui che ama la fotografia), mentre tutti gli altri si fossero trasformati in buoni operai del mestiere. Lavori ben fatti, ma sempre uguali e senza nessuno slancio orientato a fare cose nuove, a mettersi in gioco, a sperimentare, al piacere di fare qualcosa solo per il gusto ed il piacere di farlo.

Ogni fotografo professionista rischia, se non si mette continuamente in gioco, di diventare un impiegato, un dipendente, un operaio. Nulla di male in ognuno di questi mestieri, ma chi ha scelto la fotografia come professione, di norma l’ha fatto per l’amore e la passione nei confronti dell’immagine fotografica. Però poi questa passione, questo amore, come nei rapporti umani, scema. Per tenerla viva bisogna non darla mai per scontata, e bisogna darsi sempre nuovi traguardi e ritagliare del tempo per passeggiare, per scoprire la propria città, per viaggiare. Altrimenti saremo solo dei timbratori di cartellini fotografici. E non c’è nulla di più brutto di chi fa un mestiere solo per pagare le bollette.

C’è un termine che non mi è mai piaciuto e che non ho mai amato troppo, forse perché troppo inflazionato dagli anni ’90 in poi. Questo termine è “creatività”. Ecco: senza passione, gioia e progetti personali, la creatività muore. E i Clienti scappano da chi, magari non professionista, ci mette ancora il cuore (seppure evadendo le tasse). La differenza la facciamo sempre noi, e i problemi stanno quasi sempre in noi, e quasi mai nei Clienti. La passione e la conoscenza salveranno questa professione.

#alwayslearning

Data di pubblicazione: giugno 2015
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