Editoriale

Giugno 2019, Anno XIII, Numero 5

Ezio Rotamartir

Si parla tanto di fotografi e ancora di più di fotografia ma, spesso e volentieri, prorprio quest'ultima è un'attività, meglio sarebbe dire un'arte, che viene sempre meno frequentata e vissuta davvero. Corsi per chi si avvicina a questa passione sono disponibili in ogni Comune di ogni provincia, come se per gli assessori alla cultura fosse imprescindibile dal loro mandato avviarne almeno uno all'anno. I risultati sono – ahinoi – sotto gli occhi di tutti: immagini sciatte, truccate malamente con tutte le app del mondo disponibili gratuitamente su internet.

©Walter Meragalli 2019 – Ladakh – OD98

Si parla tanto di fotografi e ancora di più di fotografia ma, spesso e volentieri, proprio quest'ultima è un'attività, meglio sarebbe dire un'arte, che viene sempre meno frequentata e vissuta davvero. Corsi per chi si avvicina a questa passione sono disponibili in ogni Comune di ogni provincia, come se per gli assessori alla cultura fosse imprescindibile dal loro mandato avviarne almeno uno all'anno. I risultati sono – ahinoi – sotto gli occhi di tutti: immagini sciatte, truccate malamente con tutte le app del mondo disponibili gratuitamente su internet.

Mi piace, a questo proposito, riportare testualmente quanto ha scritto Aldo Grasso, critico televisivo – e non solo – del Corriere della Sera, parlando della nuova stagione del "reality" Master of Photography "(...) Oliviero Toscani ha dichiarato: «Il mestiere del fotografo non esiste più: o sei un artista o sei nulla». Quando, invece esisteva il mestiere del fotografo (sarebbe più giusto dire del fotoreporter), la fotografia non aveva preoccupazioni artistiche e spesso era arte..."

E continua "Basta visitare la mostra «Nel mirino. L’Italia e il mondo nell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo 1939-1981» (Camera, Torino) per rendersi conto di questa importante affermazione di Arrigo Benedetti (ha fondato e diretto i settimanali «Oggi», 1939, «L’Europeo», 1945, e «L’Espresso», 1955). Scrive Benedetti a proposito dei fotoreporter dell’agenzia Carrese, dove lavorava anche il padre di Toscani: «È l’età dei flash (si riferisce alla stagione che va dal 1940 al 1955, ndr), della fotografia che non ha preoccupazioni artistiche, e che spesso è arte. Il fotografo, senza pregiudizi, è desideroso di cogliere la realtà, niente affatto preoccupato d’adulterarla, con particolari angolature o, in un’altra fase del suo compito, con l’uso sapiente di acidi». Le foto che hanno fatto la storia del giornalismo e della fotografia non avevano preoccupazioni simboliche o allegoriche, non avevano bisogno di artisti ma di grandi sensibilità."

Oggi tutti  vogliono cercare a ogni costo la fotografia perfetta, che diventi un esempio di arte istantanea, da pubblicare immediatamente sui social ed è per questo che moltissimi fotografi pensano di essere dei grandi quando di grande non hanno davvero nulla se non il numero di seguaci su Instagram.

Meglio quindi tornare a fare i fotografi, per passione o per professione, cercando di portarsi a casa dei risultati onesti che possano, prima di tutto, gratificare se stessi e non una massa indefinita e disattenta di anonimi followers.