EZ Photo-reality
Visione
Eugenio Zamengo Pontrelli
Una delle cose più potenti della fotografia, sono sicuro, è la capacità di rendere immobile un’emozione di qualsiasi tipo, espressa attraverso un paesaggio, una stanza vuota o la tensione di un muscolo...
Una delle cose più potenti della fotografia, sono sicuro, è la capacità di rendere immobile un’emozione di qualsiasi tipo, che sia espressa attraverso un paesaggio, una stanza vuota o la tensione di un muscolo.
A pensarci un attimo sembra tutto facile: in fondo si tratta di un banale istante di vita che viene congelato; forse il paradosso sta proprio lì, è quel momento che fa emozionare chi sta scattando, un gesto tanto semplice ma altrettanto potente se vogliamo.
Allora, verrebbe da pensare, se in questo scatto possiamo racchiudere qualcosa di magico, una sorta di visione, fermando un preciso istante di vita e trasformandolo in un’immagine carica di significati o di emozioni, perché non scattare a raffica, moltiplicando così le possibilità di catturare molti più attimi e altrettante emozioni?
No, non è così perché la foto va pensata e sentita, va costruita con gli occhi e con il pensiero e se riesce a emozionare prima di tutto noi stessi allora sarà capace di riproporre lo stesso sentimento anche a chi la guarderà in seguito.
Scattare pretendo semplicemente il bottone sulla fotocamera può essere anche fastidioso per chi ci circonda o, addirittura, per noi stessi che ci ritroveremo a guardare tutta una serie di immagini scialbe e sciatte, indesiderate e, fondamentalmente, inutili.
La domanda che sorge spontanea è quindi quando ha senso scattare?
È una di quelle domande apparentemente semplici ma che comporta tutta una serie di risposte complicate.
Infatti potrebbero esserci mille variabili da mischiare tra loro per influire sulla decisione di premere il tasto oppure no perché non sempre si capisce subito quando un istante debba essere ricordato. Solo chi possiede una grande sensibilità riesce a capire subito l’importanza di un certo momento e quanto lo stesso potrebbe esserlo in futuro. C’è chi nasce fortunato, cioè dotato di quella spiccata sensibilità e chi invece deve allenarla con del “lavoro” o comunque imparare ad accrescerla con il tempo e tanti scatti in più.
Quello che conta, comunque, è imparare a “catturare” questi momenti, quindi sfruttando tutto quello che le occasioni della vita ci possono offrire: non si vivono avventure se non ci si adatta, perché soltanto vivendo si può arrivare a sentire sulla pelle la sensazione di ciò che stiamo provando.
Una volta Thoreau disse “Quanto vano è il mettersi seduti a scrivere quando non ci si è posti eretti a vivere.”
Data di pubblicazione:gennaio-marzo 2021
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