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La fotografia come evoluzione artistica dell'uomo

Eugenio Zamengo Pontrelli

L’uomo, rispetto a tutti gli altri animali, a causa della fragilità del suo corpo ha sempre dovuto escogitare metodi e strumenti nuovi per sopravvivere: questo lo ha portato a sviluppare una (oggigiorno diremmo presunta) intelligenza superiore a ogni altra forma di vita, così da diventare la specie dominante del pianeta...

flying high ©Eugenio Zamengo Pontrelli 2018 – od102

L’uomo, rispetto a tutti gli altri animali, a causa della fragilità del suo corpo ha sempre dovuto escogitare metodi e strumenti nuovi per sopravvivere: questo lo ha portato a sviluppare una (oggigiorno diremmo presunta) intelligenza superiore a ogni altra forma di vita, così da diventare la specie dominante del pianeta. A mano a mano che passava il tempo l’uomo è riuscito a sviluppare utensili e strategie sempre più raffinati e, quando l’attività di sopravvivenza è divenuta “scontata”, ha iniziato a creare oggetti (ancora non definibili come arte per quelli che sono i canoni di valutazione attuali) che potessero rendere la sua vita più piacevole, affascinante.

Ecco come sono apparsi la pittura, la scultura così come in seguito la musica o il cinema. Un altro esempio eclatante di questo bisogno è la fotografia, nata come un diletto per pochi ma divenuta in modo rapido una passione e poi uno svago largamente diffusa; oggi tanto diffusa da renderla, talvolta, un qualcosa anch’esso di scontato, come un’abitudine. Infatti, se ci pensiamo, ci ritornano alla mente, soprattutto in occasione dei viaggi, moltissimi momenti in cui, senza nemmeno accorgerci, ci troviamo a scattare una foto davanti a una scena precisa, una situazione che si palesa davanti ai nostri occhi, come la classica foto delle guardie davanti a Buckingham Palace oppure un tramonto sul mare; questo accade grazie o a causa della possibilità di scattare una foto a costo zero, alla iper-esposizione alla quale ci sottoponiamo inconsciamente quando guardiamo l’infinità di scatti fatti provenienti da tutto il mondo attraverso i social network o semplicemente su internet. Tutto ciò ci ha portato a voler condividere in maniera sempre crescente dei pezzi della nostra vita con conseguenze devastanti sul concetto di fotografia, amplificando l’effetto di svalutazione proprio del potenziale e dell’incisività dell’arte fotografica, spogliata molto spesso della sua eleganza e originalità, trasformata ormai in un mero mezzo di condivisione all’interno di un messaggio se non a rappresentare il messaggio stesso.

Lo spirito di emulazione determina spesso in noi il desiderio di rifare (e, purtroppo spesso in malo modo, riproporre) il nostro punto di vista, la stessa foto degli stessi soggetti quasi a certificare la nostra presenza in un luogo o in un altro, come a dire “ci sono anch’io”. Ecco dove nasce e scaturisce la capacità di creare, vedendo qualcosa di consueto da un diverso punto di vista, rendendolo originale, da parte di un vero fotografo, capace di percepire (e vedere) la realtà in maniera alternativa: questo è quello che mi piace e che mi ha sempre spinto nella mia fotografia. Invito tutti a provarci: non sarà semplice, almeno all’inizio, ma come tutte le sfide possono anche offrire meravigliose sorprese.

 

 

Data di pubblicazione: febbraio 2020
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