Giorgio Di MaioLa fotografia dell’armonia implica un approccio etico-sociale all’attività fotografica. Il valore etico della documentazione attraverso le foto dell’armonia nascosta consiste nell’impegno a testimoniare che c'è del comune a tutti, come nel volere offrire uno spazio sacro dell'ascolto iniziatico per porsi in armonia con la Natura conflittuale di cui si è tutti parte, originati da un comune Principio in perenne evoluzione.

Oggi la qualità di eticità viene più facilmente conferita alla sola fotografia di reportage. Ed invece che la fotografia dell’armonia nascosta possa avere un valore etico trova conforto dal fatto che gli strumenti adoperati per la sua identificazione nel reale provengono da quella profonda rivoluzione linguistica che investì la ricerca ai primi del Novecento di tutte le arti e che, banale sottolinearlo, non furono ovvie esercitazioni formali per la produzione di nuovi oggetti artistici in sé.

Piet Mondrian Albero grigio

Mondrian giunse all’astrattismo, dopo l’iniziale naturalismo e passando per il cubismo, perché cercava un linguaggio che gli consentisse di “arrivare più vicino possibile alla verità”, e il suo nuovo linguaggio fatto di “linee orizzontali e verticali, costruite con coscienza, portate all’armonia ed al ritmo” mirava ad un’opera d’arte che fosse “così forte quanto vera”.

L’olandese Mondrian aveva aderito alla società teofisica del suo Paese e fu in contatto epistolare con Rudolf Steiner che influenzò anche Kandinsky e Malevic e che pose le basi dell’euritmia, arte di gesti e movimenti per rendere visibile l’invisibile.

Che cos’è la vita? Qual è l’essenza della vita? Qual è la verità? C’è un Potere eterno, supremo, sconosciuto e innominabile, che governa l'universo tramite leggi immutabili ed eterne?

Milano, marzo 2016 – ©Giorgio Di Maio

Andare a fotografare l’armonia nascosta è una caccia al tesoro. Gli strumenti ci sono dati dalle ricerche linguistiche di rottura della ‘metrica’ operata in tutti i settori artistici nei primi del novecento, sino all’astratto che altro non è che la scienza che diventa il modo di rappresentare l’infinito spirituale. Al di fuori della riproduzione del reale.

Questo infinito spirituale è per Eraclito presente tra noi. Grazie alle intuizioni di van Doesburg, Mondrian e compagni, si va in giro con la macchina fotografica per riconoscerlo.

Data di pubblicazione: aprile 2016
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