Editoriale

Aprile - Giugno 2021, Anno XV, N. 109

Ezio Rotamartir

Nonostante gli sforzi del mondo intero per contenere la pandemia siano sotto gli occhi di tutti, eccoci ancora qui rinchiusi nelle nostre case in attesa che il prodigioso vaccino ci renda tutti miracolosamente immuni da questo disgraziatissimo virus che ha, davvero, cambiato le nostre vite in men che non si dica...

Milano di notte durante il coprifuoco notturno ©Ezio Rotamartir per osservatoriodigitale di aprile-giugno 2021, n.o 109

In effetti è ormai da oltre un anno che ci si interroga sul nostro futuro, sociale, affettivo e professionale a causa di queste orribili vicende che, nostro malgrado, ci vedono protagonisti al contrario: chiusi nel nostro mondo con regole che ormai ci sembrano quasi familiari, adeguate, accettabili ma che sono esattamente l'opposto di tutto questo. "Ciao, esco a fare due foto" oppure "Domani facciamo una gita in montagna così facciamo un po' di foto" sembrano frasi da telefilm. Per non parlare di chi di fotografia ha sempre vissuto, come i fotografi matrimonialisti, una delle categorie più devastate dagli effetti della pandemia. Professionisti che si sono visti cancellare oltre l'85% dei lavori in agenda: qualcuno dirà sì vabbè ma sono solo rimandati... certo ma nel frattempo bisogna anche avere i mezzi di sostentamento per tirare avanti, per vivere la quotidianità. Famiglie da mantenere, impegni presi da rispettare (leasing, affitti, locazioni operative e così via) tutte belle cose che, a dispetto di quanto sbandierino i governanti, si fa fatica a fronteggiare. Molta fatica.

"Adesso si torna tutti in giallo!" annunciano gioiosi dagli schermi televisivi, come se questo significasse ripresa immediata, panacea totale e per tutti i mali. Invece, lo sappiamo bene, dovremo affrontare ancora tempi difficili, fatti di timori verso il futuro e di cattivi pensieri almeno fino a quando tutto tornerà davvero normale. Sembrava ridicolo qualche mese fa sentire parlare del 2022 come anno della ripresa mentre ora si parla già addirittura del 2023 come anno che ci farà rtornare alla nostra vita di prima, senza mascherine, con le attività che riprenderanno i ritmi di un tempo; il mio pensiero è sempre lo stesso: ce la faremo davvero tutti?

Forse potrò essere tacciato di pessimismo ma visto l'andazzo attuale e le tante serrande chiuse in maniera definitiva non me la sento di intonare un canto di gioia e di rassicurazione. Le case produttrici cercano di fare buon viso a cattivo gioco presentando qualche modello nuovo di fotocamera, talvolta davvero spettacolare come la recentissima Canon EOS R3, l'ammiraglia temporanea (perché pare sia già allo studio un R1 top di gamma) della gamma mirrorless, il nuovo corso della tecnologia della casa giapponese ma guardando bene bene ci accorgiamo che dall'inizio dell'anno hanno visto la luce solo sei nuovi modelli, considerando ogni marca conosciuta. Non tanto diversa è la sorte dei produttori di terze parti, quelli che sono i prodotti accessori e non del mondo della fotografia. Ci sono aziende, come Profoto per fare un esempio, che hanno recentemente introdotto prodotti di alta gamma e che il mercato sembrerebbe recepire in modo molto positivo. Dove sta la verità?

Altro discorso è rappresentato da chi questi marchi li distribuisce nel nostro Paese, con un mercato spaventato, in crisi e in costante riduzione. Il nostro pensiero va a loro, a questi moderni cavalieri che si battono quotidianamente per far quadrare dei bilanci che, spesso, fanno acqua da tutte le parti ma non per colpa loro.

"Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte" recita il nostro inno nazionale ed è proprio quello che, ovviamente in maniera metaforica, dobbiamo fare tutti ancora per un po', restando vigili ma senza perdere la speranza.
Da casa possiamo solo prendere di nuovo il nostro panno migliore e metterci, di nuovo, a pulire tutte le nostre fotocamere e tutte le ottiche, in attesa di una prossima uscita a caccia di foto come Dio comanda.

Arrivederci al prossimo numero estivo di osservatoriodigitale e che l'orizzonte sia più sereno.


Ezio Rotamartir