L'esposimetro, una versione ridotta del quale è ormai integrata in tutte le fotocamere moderne, nasce come strumento di precisione per la misurazione della luce che, ancora oggi, viene utilizzato dai professionisti in studio e all'aperto per ottenere valori reali dell'illuminazione sul soggetto ripreso, sia essa diretta o incidente. Sulla misurazione della luce abbiamo già parlato in un'altra puntata della rubrica ABC, quella dedicata al Metering, dove l'esposimetro incorporato della nostra fotocamera misura la luce con una lettura della stessa attraverso l'obiettivo montato (chiamato anche sistema TTL, dall'inglese Through The Lens), ma torniamo volentieri sull'argomento poiché rappresenta uno dei fondamenti della qualità delle nostre fotografie.

Esposimetro esterno professionale Sekonic 758

È ormai noto a tutti come funziona un diaframma (ABC, Maggio-Giugno 2011) e qual è il suo compito: più si apre, maggiore è la quantità di luce che passa così che saremo noi a stabilirne la quantità necessaria impostando il corretto tempo di esposizione, cioè il tempo per cui il diaframma resterà aperto per impressionare l'immagine sul sensore. Di solito, diranno i più smaliziati, questo lavoro spetta proprio al processore della fotocamera che, sulla base della quantità di luce misurata, imposta i valori corretti di tempo e diaframma e il gioco è fatto. Purtroppo non è proprio così per almeno un paio di motivi. Il primo è che per fare ciò si deve lavorare forzatamente in modalità automatica o semi automatica, quindi impostando la macchina su Program, Auto, Priorità di Diaframmi o Priorità di Tempi: di conseguenza il software di sistema provvederà a fornire i dati necessari alla ripresa "corretta", dati calcolati su valori medi che si adattano a situazioni standard, con coppie apertura/tempo stabilite a priori. Il secondo motivo risiede proprio nella qualità dell'informazione di base, della lettura che, avvenendo attraverso l'ottica, ne compromette in parte la veridicità. Per questo motivo, anche lavorando con fotocamere professionali molto avanzate e dotate di sistemi di lettura sofisticati, i professionisti ricorrono sempre all'utilizzo di un esposimetro esterno.

La parte dell'esposimetro che misura la luce è composta da elementi fotosensibili di vari materiali, tipicamente il solfuro di cadmio, il selenio o il silicio. Ognuno di questi materiali reagisce con una emissione di corrente che viene misurata da un galvanometro e che, una volta elaborato il relativo valore dal circuito interno o dal processore, viene visualizzata sul display dell'esposimetro stesso sotto forma di coppia diaframma/tempo da utilizzare.

Gli esposimetri, come dicevamo, possono essere suddivisi in due macrocategorie, a seconda del tipo di lettura:

  • per luce riflessa
  • per luce incidente

Nel primo caso l'esposimetro è comunemente contenuto all'interno della fotocamera e la misura è ottenuta puntando l'obiettivo verso la scena da riprendere. La luce che riflette sulla superficie del soggetto agisce sul sensore fotosensibile all'interno della fotocamera misurando la quantità di luce. Questo tipo di misura è soggetto al tipo di materiale e al colore con cui è composto il soggetto, per questo motivo può richiedere una compensazione dell'esposizione.

Nel secondo caso l'esposimetro è esterno e deve essere posizionato accanto al soggetto da riprendere, puntando la semisfera bianca di cui è dotato verso la fotocamera. Se il contrasto luminoso è elevato, è opportuno mediare la lettura precedente con una seconda puntando l'esposimetro verso la fonte di luce. Il valore rilevato è esente da difetti dovuti alle caratteristiche del materiale, come cromatismi o levigatezza della superficie.

Come abbiamo già visto nella puntata dedicata alla lettera M come Metering, la lettura della luce può avvenire con modalità diverse per diminuire gli errori.
Esiste la lettura spot in cui l'esposimetro limita la lettura a un'area precisa e ristretta, permettendo la selezione della zona in cui effettuare la misurazione. È un sistema molto preciso e richiede esperienza per ottenere buoni risultati. È disponibile su alcuni esposimetri esterni.
La lettura media utilizza tutto il campo inquadrato e può produrre grossolani errori a causa di fonti di luce o zone d'ombra all'interno della scena.
La lettura media a prevalenza centrale o semispot è un aggiornamento della lettura media e utilizza due sensori che leggono la scena in modo diverso. Il primo utilizza la zona centrale e la seconda il resto; il processore si occupa poi di unire i risultati privilegiando la zona centrale.
Il metodo multizona o a matrice utilizza diversi sensori mediando i risultati con algoritmi di calcolo; in alcuni casi i risultati ottenuti sono confrontati con una serie di scene già memorizzate all'interno della fotocamera, per scegliere il tempo e diaframma migliore. È il sistema più affidabile e avanzato.